Come ogni anno nel weekend pasquale il mio minuscolo paesino siciliano, Scicli, piomberà nel delirio mistico della festa del Gioia.
Non della gioia ma del Gioia.
Il Gioia (il maschile è d’obbligo e presto scoprirete il perchè) altro non è che la statua del Cristo Risorto che dalla notte di sabato all’alba del lunedi successivo verrà trasportata a spalle da un nugolo di energumeni invasati attraverso le vie principali del paese dove riceverà, quartiere per quartiere, un omaggio pirotecnico offerto dalla cittadinanza.
Tutti gli sciclitani, o quasi, si riverseranno nelle piazze per assistere alla sfilata del Gioia.
Pur trattandosi di una festa religiosa, in realtà la Pasqua Sciclitana, dominata dal Gioia e dalla gioia, è quasi un rituale pagano e mistico in cui si venera un simulacro, un simbolo; è un momento in cui il tempo si ferma e in cui la marea umana si muove come un’unico organismo dotato di mani e braccia per sorreggere la statua, di occhi per catturarne le immagini e d’orecchie per ascoltare, ancora per una volta, l’Inno a Busacca che fa da colonna sonora all’intera scorribanda.
Chi assiste a tutto ciò per la prima volta rimane scioccato dal trasporto con cui la gente del paese vive questa festa e spesso accade che qualcuno rimanga atterrito da ciò che vede.
Nel 2006 la festa del Gioia ricevette l’omaggio del cantautore Vinicio Capossela che dopo aver assistito alle immagini di giubilo e sconvolgimento generale compose L’Uomo Vivo (Inno al Gioia) catturando in questo brano tutto il trasporto emotivo che la Pasqua Sciclitana da tempo immemore offre ai propri astanti.
Ho pensato che un modo particolare ed originale per augurare una Buona Pasqua a chiunque si trovasse a passare da La Stanza Degli Specchi fosse proprio quello di riproporre il testo di Capossela. Il brano potete ascoltarlo nella pagina dedicata alla musica.
Ha lasciato il calvario e il sudario
Ha lasciato la croce e la pena
Si è levato il sonno di dosso e adesso per sempre per sempre è con noiSe il Padre eterno l’aveva abbandonato
Ora i paesani se l’hanno accompagnato
Che grande festa poterselo abbracciare
Che grande festa portarselo a mangiareHa raggi sulla schiena irradia gio-gio-ia
Le dita tese indicano gio-gio-ia
Esplodono le mani per la gio-gio-ia
Si butta in braccio a tutti per la gio-gio-iaE’ pazzo di gioia, è un uomo vivo
Si butta di lato, non sa dove andare
E’ pazzo di gioia e è un uomo vivo
Di spalla in spalla di botta in botta le sbandate gli fanno la rottaAlziamolo di peso gioventù, facciamolo saltar
Fino a che arrivi in cima, fino al ciel, fino a che veda il mar
Fino a che vita, che bellezza è la vita mai dovrebbe finirBarcolla, traballa sul dorso della folla
Si butta, si leva, al cielo si solleva
Con le tre dita la via pare indicare
Nemmeno lui nemmeno lui sa dove andare
Barcolla, traballa al cielo si solleva
Con le tre dita tre vie pare indicarePerché è pazzo di gioia, e è l’uomo vivo
Si butta di lato, non sa dove andare
Di corsa a spasso va senza ritegno mai più su il (?) legno
Non crede ai suoi occhi, non crede alle orecchie
Nemmeno il tempo di resuscitare, subito l’hanno portato a mangiareHa raggi sulla schiena irradia gio-gio-ia
Si accalcano di sotto per la gio-gio-ia
Esplodono le mani per la gio-gio-ia
Lo coprono i garofani di gio-gio-ia
Gioia gioia gioia viva per lui
Gioia gioia gioia viva per lui
Gioia gioia gioia viva per lui
Di la, no, di qua, di la, di qua , no gioia gioia gioiaE’ pazzo di gioia, e è un uomo vivo
Esplode la notte in un battimano
Per il Cristo di legno del Cristo col nero è tornato cristianoBarcolla, traballa, sul dorso della folla
Fino a che arrivi in cima, fino al ciel, fino a che veda il mar
Fino a che vita, che bellezza è la vita mai dovrebbe finir
Gioia gioia gioia gioia gioia gioia