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Da Paride

Sono un palloncino con il ciclo mestruale. Non ho troppe parole da usare per spiegarvelo. Essendo un palloncino.
Vado in bagno. Magari mi passa.
Non il ciclo mestruale. Sai, la storia del palloncino.
Niente.
Nemmeno pisciando. Neanche se mi lavo la faccia.
Gneeeek gneeeeek. L’acqua stride sulla plastica. Niente. Mi rassegno all’essere un palloncino con il ciclo mestruale. Svolazzo gocciolando fino alla cucina.
Non so come fare colazione. Lo so che non dovrebbe essere questo il problema. Ma adesso lo è.
I palloncini mangiano? Non credo.
Ma d’altro canto, se ho il ciclo mestruale, dovrò pure prendere del ferro, da qualche parte. Sbatto contro la maniglia della porta. Ah-ah, molto molto divertente, dio.
Per mangiare si deve avere fame? Punti di vista.
A volte per mangiare basta un orario.
I palloncini hanno un orario? Ehi, che bella parola, palloncino. Mi sento già più leggera.
Poi guardo giù e quasi ho le vertigini. Le piastrelle del pavimento sono un sacco più piccine. In un lago di sangue.
Capisco che ogni goccia che perdo sono una goccia più leggera e una goccia meno umana. E la mia testa, che è anche la mia pancia, è anche quella sempre più leggera. Sempre più vuota.
Stai a vedere che mi pianto contro il lampadario.
Attenta al lampadario! Attenta al lampadario! Mi dicevano sempre quando correvo con i palloncini in casa. Il palloncino di Sailor Moon. Ogni anno. Ad ogni festa. La luna a quest’ora sarà piena di palloncini di Sailor Moon. Per quante lacrime ci ho buttato dietro avrei dovuto diventare un sacco più leggera. Ma forse questo lo fanno solo i palloncini. Forse più piangevo e più il palloncino andava in alto.
Punti di vista.
Occavolo. Intanto che pensavo, sono quasi arrivata al lampadario. Pensavo a…? Boh. Bah.
Mi devo spostare. Credo. Essì che il lampadario è spento. Ma stasera? Io ho paura, del buio.
Però forse pensare già a stasera… sono le otto di mattina. Sì e no che c’è il sole.
E intanto tocco il lampadario. Allora mi dico che è ora.
Quindi i palloncini hanno un orario. (A volte le risposte non hanno un senso, ma solo un momento.)
Vado verso il balcone. A terra è uno stillicidio.
Stillicidio. Stilli. Che bel nome. Il palloncino Stilli. Stilli!
Stillicidio… il mio sangue per terra… mi stanno ammazzando! Via, al balcone! Al balcone!
Ma la ringhiera è troppo bassa. E il sangue è quasi finito. Carenza di ferro!
E infatti la manco. E vado su. Quasi mi infilzo su un albero. Poi via.
Su e su.
E su, e su! Cielo! Di che è fatto il cielo?
Il cielo è fatto di azzurro.
E cielo e cielo per chilometri….
E…
Quindi…
Ora…?

Scusatemi ma oggi ho la testa tra le nuvole.


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