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Basilica di sant'abbondio: je dois apprendre aux curieux

Creato il 23 novembre 2012 da Bagaidecomm @BagaideComm
BASILICA DI SANT'ABBONDIO: JE DOIS APPRENDRE AUX CURIEUXLa quasi totalità della mia carriera universitaria è ruotata attorno al chiostro di Sant’Abbondio, ma del mio “vicino”, la basilica, ho sempre saputo poco. La riflessione di oggi parte un po’ per curiosità nei confronti di questo simbolo secolare della città di Como, e un po’ per passione del programma Passepartout (dal quale il titolo, citazione dell’opera di Xavier de Maistre) che in una puntata sul romanico raccontava della nostra basilica. Prima però un po’ di storia (come sempre) sulle vicende della struttura: nasce come chiesa paleocristiana intitolata agli apostoli Pietro e Paolo dal momento in cui Amanzio, terzo vescovo di Como, portò da Roma delle reliquie dei due santi. Probabilmente l’edificio sorgeva su di un tempio pagano preesistente, uno dei tanti sparsi sulla via Regina ai tempi dell’impero. Già nell’818, in epoca carolingia, viene attestata dalle fonti come cattedrale comasca e consacrata a Sant’Abbondio, patrono della città, successore di Amanzio e fine diplomatico difensore dell’ortodossia cattolica contro l’eresia nestoriana e monofisita al concilio di Calcedonia (450); ai tempi dell’imperatore Enrico II la sede vescovile si sposta dentro le mura cittadine e la chiesa viene assegnata ai monaci benedettini che le daranno l’aspetto che ancora oggi vediamo. I lavori sono databili nella seconda metà dell’XI sec. in un’epoca ricca di eventi e personaggi che cambiarono la storia d’Italia e d’Europa: era in corso il conflitto tra papato e impero per le investiture e si veniva formando attorno al soglio pontificio un fronte antimperiale che comprendeva, oltre allo Stato della Chiesa, i territori normanni nel mezzogiorno e i domini di Matilde di Canossa. In questo quadro storico si ha un’evoluzione del linguaggio artistico del tutto assimilabile a quella del lingua italiana: come il volgare prende piede dal latino così il romanico nasce dai canoni artistici tardo-antichi; dopotutto è proprio di questo periodo il “fumetto” di San Clemente in Laterano (il famoso ”Fili delle pute, traite, …”), uno dei primi documenti del nostro volgare. L’importanza di Sant’Abbondio romanica è dovuta da una parte ai benedettini, custodi della cultura passata e laboriosi edificatori, e dall’altra a un papa che nel 1095 consacra l’opera dei monaci: Urbano II, al secolo Oddone di Lagery, promotore della prima crociata ed ex cluniacense, fatto di assoluta rilevanza se si pensa all’importanza svolta da Cluny nell’opera di raccordo tra i vari territori della cristianità, un ente che non risentiva delle diverse giurisdizioni, perché sottoposto solo alla Chiesa di Roma e che permetteva quindi agli europei dall’allora di comunicare tra loro. Sant’Abbondio è quindi uno degli esempi di quella cultura nuova nata dalle ceneri della romanità e dalle influenze bizantine, normanne, carolinge ed anche ottoniane di cui noi siamo gli eredi ultimi.
Ecco il link alla puntata di "Passepartout": http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=fTR9DIW00w8
Jacopo Borghi

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