Dopo circa tre anni di annunci e promesse, forse ci siamo. Dal 2008, infatti, da quando cioè Tremonti ha abolito il diritto soggettivo ai contributi di Stato per la carta stampata, proseguono le denunce e le proteste da parte dei giornali "veri", di quelli cioè che sono vere testate giornalistiche, spesso cooperative (tipo manifesto), contro tutta quella galassia di "falsi" ovvero giornali, fogli e foglietti di partito, buchi neri vari e simili. Ieri con l'audizione del sottosegretario Bonaiuti in commissione cultura, probabilmente è giunto il colpo di grazia, infatti i fondi stanziati per il 2011 a favore dell'editoria saranno pari a 120milioni di euro contro i 194 dell'anno precedente; dalla cifra sopra riportata vanno tolti circa 95milioni che andranno alla convenzione triennale alla Rai e ai debiti con le Poste. A fronte di un fabbisogno stimato in 170milioni di euro ne rimarranno a disposizione appena 25. Questo significa la morte per quasi tutte le testate a parte, e qui sta la beffa più amara, quelle pubblicazioni che riusciranno a stare sotto il cappello della politica come ad esempio il neonato Responsabilità di Scilipoti e consorteria, il giornale "di tutti e di tutto". Ciò avviene nel silenzio tombale (è il caso di dirlo) dei media liberali del Paese che forse si fregano le mani pensando alle 400mila copie in meno che si venderanno ogni giorno, con la stupida e miope speranza di accattarne qualcuna. Ciò avviene, ed è la cosa grave, per la gioia di Beppe Grillo e di quelli come lui che credono, in maniera volgare e criminale, che il futuro dell'informazione sia la rete, che la rete sia tutto. Suona strano che scriva queste cose proprio in un blog, dovrei essere felice perché, ehi!, sono il futuro che si libera dal peso del passato. Invece no, perché il futuro che ci prospettano sarà più povero e, lo ripeto fino allo sfinimento, in mano a stupidi e ignoranti. Già oggi la galassia dei blog si abbevera di notizie che altri hanno tirato fuori, si tratta solo di un continuo rimasticare ciò che i giornali hanno scritto, che giornalisti i quali vivono del loro lavoro hanno scovato e reso pubblico. D'altronde cos'altro fa un sito come nonleggerlo, se non andare a spulciare notizie sulla stampa ufficiale? Allora perché è dovuta passare l'idea che alcune cose si possono avere senza pagarle? Perché ci sono servizi che meritano si esistere ed altri no? Ecco quindi il punto: un'informazione plurale, soprattutto in tempi come questi con il più grande editore privato d'Italia che è pure capo del governo, è necessaria come i medicinali. Come si può credere che il taglio di quei milioni di euro facciano la differenza, per un paese che ha rinunciato a cifre più sostanziose, che sarebbero arrivate con i tagli delle province o degli indennizzi dei parlamentari (proprio oggi addirittura si è rinunciato al contributo di solidarietà dei ministri)? Quei milioni sono pochissimi ma rappresentano la vita per l'informazione e quindi sono un pezzo della nostra libertà.
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Dopo circa tre anni di annunci e promesse, forse ci siamo. Dal 2008, infatti, da quando cioè Tremonti ha abolito il diritto soggettivo ai contributi di Stato per la carta stampata, proseguono le denunce e le proteste da parte dei giornali "veri", di quelli cioè che sono vere testate giornalistiche, spesso cooperative (tipo manifesto), contro tutta quella galassia di "falsi" ovvero giornali, fogli e foglietti di partito, buchi neri vari e simili. Ieri con l'audizione del sottosegretario Bonaiuti in commissione cultura, probabilmente è giunto il colpo di grazia, infatti i fondi stanziati per il 2011 a favore dell'editoria saranno pari a 120milioni di euro contro i 194 dell'anno precedente; dalla cifra sopra riportata vanno tolti circa 95milioni che andranno alla convenzione triennale alla Rai e ai debiti con le Poste. A fronte di un fabbisogno stimato in 170milioni di euro ne rimarranno a disposizione appena 25. Questo significa la morte per quasi tutte le testate a parte, e qui sta la beffa più amara, quelle pubblicazioni che riusciranno a stare sotto il cappello della politica come ad esempio il neonato Responsabilità di Scilipoti e consorteria, il giornale "di tutti e di tutto". Ciò avviene nel silenzio tombale (è il caso di dirlo) dei media liberali del Paese che forse si fregano le mani pensando alle 400mila copie in meno che si venderanno ogni giorno, con la stupida e miope speranza di accattarne qualcuna. Ciò avviene, ed è la cosa grave, per la gioia di Beppe Grillo e di quelli come lui che credono, in maniera volgare e criminale, che il futuro dell'informazione sia la rete, che la rete sia tutto. Suona strano che scriva queste cose proprio in un blog, dovrei essere felice perché, ehi!, sono il futuro che si libera dal peso del passato. Invece no, perché il futuro che ci prospettano sarà più povero e, lo ripeto fino allo sfinimento, in mano a stupidi e ignoranti. Già oggi la galassia dei blog si abbevera di notizie che altri hanno tirato fuori, si tratta solo di un continuo rimasticare ciò che i giornali hanno scritto, che giornalisti i quali vivono del loro lavoro hanno scovato e reso pubblico. D'altronde cos'altro fa un sito come nonleggerlo, se non andare a spulciare notizie sulla stampa ufficiale? Allora perché è dovuta passare l'idea che alcune cose si possono avere senza pagarle? Perché ci sono servizi che meritano si esistere ed altri no? Ecco quindi il punto: un'informazione plurale, soprattutto in tempi come questi con il più grande editore privato d'Italia che è pure capo del governo, è necessaria come i medicinali. Come si può credere che il taglio di quei milioni di euro facciano la differenza, per un paese che ha rinunciato a cifre più sostanziose, che sarebbero arrivate con i tagli delle province o degli indennizzi dei parlamentari (proprio oggi addirittura si è rinunciato al contributo di solidarietà dei ministri)? Quei milioni sono pochissimi ma rappresentano la vita per l'informazione e quindi sono un pezzo della nostra libertà.
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