Foto IBD
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L’arte della mixology, essere un bartender, un barman, un barista… scegliete voi il termine che vi piace di più, è qualcosa che va oltre un look vincente e la capacità di mescolare ingredienti disparati e alcol. Le conoscenze richieste, la passione, lo studio, la dedizione e il continuo formarsi fanno il professionista e quando si parla di competizioni per dimostrare di esserlo non si può non parlare della BEEFEATER MIXLDN GLOBAL BARTENDER COMPETITION.
Foto di IBD
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Il concept legato al mitico gin inglese, di cui vi abbiamo parlato sulle nostre pagine, è molto semplice: Chi saprà racchiudere lo spirito di Londra in un cocktail? Per rispondere alla domanda ci siamo recati nella splendida sede italiana di Pernod Ricard, allestita in modo eccezionale, richiamando in tutto e per tutto l’Union Jack e i luoghi della capitale inglese. Qui abbiamo conosciuto i competitors che avrebbero gareggiato per poter volare alla finale nella city, in un clima molto gioviale, da incontro per una colazione insieme, quasi da vacanza… ma sotto sotto, tutta la tensione emotiva si percepiva ed è venuta fuori nel momento in cui la giuria ha richiamato l’attenzione dei partecipanti per gli ultimi dettagli.
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A proposito della pull di giudici, questa era composta da personaggi di grandissimo spessore e competenze tecniche, in grado di percepire ogni variabile possibile durante la preparazione del cocktail e dell’utilizzo dei suoi ingredienti, a cui ci siamo modestamente affiancati; ne facevano parte il grande Tim Stones – Global Brand Ambassador Beefeater, il sardonico Luca Pirola – fondatore di Bartender.it, e il gentleman Tommaso Tajè di Pernod Ricard Italia. Questo terzetto molto divertito ed entusiasta ha saputo regalarci e regalare a tutti, competenza, consigli e una contagiosa voglia di migliorare ad ogni performance. Non un assaggio, non un movimento sono passati inosservati e la gentilezza e l’amichevole rapporto avuto durante la gara con i bartender, smorzava -quasi in un bonario atteggiamento paterno-i fremiti emozionali di chi era sotto l’occhio vigile del quartetto. La competizione funzionava in modo semplicissimo: ciascun concorrente aveva a disposizione 15 minuti per realizzare il proprio cocktail. Il regolamento richiedeva che fosse un long o uno short drink e che contenesse un minimo di 35ml di Beefeater Dry o Beefeater 24; ma oggetto di giudizio è stato soprattutto la capacità di distinguersi per originalità e creatività nella scelta degli ingredienti e delle tecniche utilizzate. In questa 4° edizione è stata poi introdotta anche un’importante novità: per la prima volta gli stessi finalisti avevano la possibilità di giudicare l’abilità dei propri colleghi sulla base di aspetto e sapore del cocktail e il loro voto sarebbe pesato per il 30% del giudizio finale. Insomma, giudicati per la rievocazione di Londra e del suo mood, per le proprie capacità, per le conoscenze del Gin utilizzato, per lo speech, dalla giuria e dai loro colleghi, i ragazzi dietro il bancone certamente non avevano molto per cui distrarsi… Concentratissimi si sono tutti lanciati nella preparazione del loro drink, dialogando con la giuria, con il pubblico, regalando sorrisi e piccole sorprese tirate fuori dal cilindro delle loro aree geografiche, con side e ingredienti inusuali. I riflessi di Londra che si sono proposti andavano dai campi di Wimbledon, fino alle fumose strade e ai suoi palazzi immersi nella nebbia.
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Pur essendoci un clima decisamente rilassato, i giudicati sono stati messi alla prova con domande accurate che andavano dalla tecnica fino alle motivazioni della scelta del nome del drink, sottolineando che durante questa competizione nulla, ma veramente nulla è lasciato al caso (come appurato nel briefing dei giurati con Tim). Dopo una prima sessione mattutina e un brunch deliziosamente biritsh è stata la volta della seconda sessione, quella che poi avrebbe fatto chiudere la gara e decretato il vincitore. Dal tavolo della giuria, ogni volta che scrivevamo un voto, piuttosto che una nota ci sentivamo ben consci di quanto ognuno dei gareggianti stesse investendo emotivamente e professionalmente in quei 15 minuti e la cosa ha creato, anche stavolta, una testa di ponte molto solida tra il Bicchiere e loro.
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Roberto Rossi Foto IBD
Above the Clouds Foto di IBD
Alla fine, uno solo ce l’ha fatta. Meritandosi il volo che il 15 gennaio lo porterà a rappresentare l’Italia, lui, Roberto Rossi, un venticinquenne di Carpi, con il suo cocktail ABOVE THE CLOUDS ci ha conquistato con la sua presentazione ricreando il fumo tipico di Londra, e per il mix degli ingredienti con cui ha esaltato alcuni tra i botanicals contenuti in Beefeater 24: il pompelmo rosa e il tè verde sencha. Nella preparazione del cocktail il mixologist si è ispirato alla visione del paesaggio londinese da un punto di vista insolito, quello aereo, con le punte dei grattacieli avvolte da un fumo denso e cangiante. L’evoluzione continua della capitale britannica ha colpito a tal punto il bartender, che l’ha espressa in un cocktail che muta ad ogni sorso anche grazie al velluto alla birra IPA. Ma il richiamo con Londra è anche nell’uso di marmellata di arance amare, da lui stesso preparata, e tè, elementi iconici della colazione inglese. Esperienza formativa, gioviale, conviviale e piena di speranza -almeno per noi- in un settore che si sta riappropriando delle sue qualità e velleità migliori, per riportare alla massima espressione il bartendering in Italia. Ringraziamo sinceramente gli amici della giuria, che molto ci hanno insegnato, e BEEFEATER per l’occasione di conoscere ancora di più il suo gin e la ruota cangiante di utilizzi che offre. E ora, in bocca al lupo Roberto!
Buona scelta
IBD
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Roberto Rossi foto di IBD