a cura di Giorgio Di Vita
Il compleanno di Beethoven, e il quotidiano rivoluzionario gli dedica un paginone. Ritorno con la memoria alle mie trasmissioni a Radio Aut, quando, nel primo pomeriggio, mettevo sul piatto la musica cosiddetta “classica”. Aver ritrovato questo lungo articolo di Guglielmo Bilancioni e Pietro Gallina, chiude un cerchio nella nebbia dei miei ricordi. Beethoven aleggiava e s’isinuava, eccome, anche tra le note dei Rolling Stones, dei Procol Harum, di Dylan e degli altri che oggi sono “classici” come la musica del Maestro di Bonn, e questo non avveniva (ovviamente) solo attraverso i microfoni di Radio Aut. Il mio interesse per Beethoven non era reazionario e “controrivoluzionario”. Non Ë che avessi dei dubbi, ma oggi, riportare queste righe, mi permette di fare pace con una parte della mia coscienza che continuava a importunarmi. Non riporto tutto l’articolo, ma solo l’incipit, in cui sono contenuti i motivi per cui ieri, come oggi, dirigere la Nona davanti a uno specchio con il lettore CD a bomba, carica d’adrenalina e rende liberi.
L’IMMAGINE DELLA SOCIETA’
Beethoven va celebrato. Se il passato deve servire il presente, la storia concorra a illuminare le sue figure. Finora la musica Ë stata il contrassegno estetico della borghesia, la sua immagine sociale e rituale, incorporandovi e sciogliendovi i contrasti. In questo tutta la musica, quella tradizionale e quella moderna, concorre per nominare ed identificare. Il dominio esercitato sul proletariato gli ha impedito finora di costruirsi come soggetto musicale autonomo. [...] In un mondo in cui il progresso comincia ad avere orrore di se stesso, il tempo assume un valore determinante. Non si tratta pi_ di trasformare il tempo in denaro, ora si tratta di trasformare il denaro in tempo. E il tempo Ë la materia della musica. L’opera d’arte era generalmente costruzione di processi di sensazione per guidare gli effetti sul pubblico. Beethoven rovescia questa ´pubblicit‡ª in un fare individuale, in cui l’illusione di un uomo totale comincia ad esplicitare i suoi effetti. Compattezza e gradevolezza della musica tradizionale tendevano ad allontanare sia la societ‡ dall’individuo che l’individuo dalla societ‡. La individualit‡ grandiosa di Beethoven riesce ad espandersi nella societ‡. La individualit‡ grandiosa di Beethoven riesce ad espandersi nella societ‡. Giusta misura fra compattezza formale e plasticit‡ armonica, ora finalmente unificate, Beethoven pone le condizioni stesse di tutta la musica successiva. In un mondo cosÏ mobile ed in rapida trasformazione, viene ora costruitala possibilit‡ di estrarre la libert‡ dalla legge. Oggi la musica moderna rinuncia alle illusioni dell’armonia ed alle sue proprie potenzialit‡ ordinatrici, perchÈ queste promesse di bellezza come ordine non si sono tradotte nella realt‡. Nonostante la bellezza e l’arte, cioË, le disfunzioni premono e deformano. Allora riascoltare Beethoven e gioirne non Ë fredda nostalgia, ma tensione al futuro. Non bisogna sperare nÈ aspettare, ma costruire. Esercitarsi nell’arte, acutizzare quell’istinto della cosa in sÈ , che Ë il presupposto dell’impulso di astrazione. E l’educazione estetica Ë gi‡ opera d’arte, cioË la sua bellezza, sta nella sua capacit‡ di creare felicit‡. Non una felicit‡ piatta e sciocca, ma una felicit‡ che puÚ generarsi soltanto dal riconoscere l’infelicit‡, ed in questo darle un nome e contenerla. La felicit‡ della comprensione e della creazione reclama ed esige, si afferma, prende con l’intelligenza il suo posto nella storia. Un atteggiamento estetico pieno Ë comprensione intelligente per una storia felice. [...]