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Bene, però, si fa per dire

Creato il 09 settembre 2013 da Annalife @Annalisa
Aspettando la firma di Grossman

Aspettando la firma di Grossman

Negli anni, ho frequentato Mantova di mercoledì, di giovedì, di venerdì e così via. Pomeriggi di corsa fuori dalla scuola, parcheggio abbastanza facile e città godibile nei primi giorni, più complicate le cose di sabato e di domenica.
Comunque, sempre, venivi risucchiato nel gorgo dei passanti, a volte soffocante ma esaltante (provate a pensare: sono immerso in un fiume di gente che mi sgomita, mi pesta, mi annusa e si fa annusare, e tutti son qui per dei libri, e l’ultima pestata è di Baricco che si gira e ti chiede scusa). Poi, va be’, ci sono anche quelle che vengono lì per comprare la collanina di perline, o quelli come Pennac che se passi entro un raggio di cinque metri da loro ti guardano come una cacca, ma vabbè.
Venerdì scorso, il deserto.
Cioè, non proprio il deserto, ma quasi. Strade sgombre, passeggiata tranquilla e molti segnali del Festivaletteratura occultati o scomparsi.
Già la vendita dei biglietti era stata spostata qualche anno fa in una via in fondo sulla destra.
Poi è stato spostato il tendone di Fahreneit (causa terremoto), da dietro il Battistero a piazza Leon Battista Alberti: bene, c’è un po’ più di spazio ma quest’anno, pensa un po’, sono anche riuscita a sedermi. Gli altri anni, anche ad arrivare alle due, due e mezza, dovevi lottare per un posto in piedi o in terra.
Non ho preso biglietti prima dell’inizio del Festival. Non so ora, ma fino a pochissimi anni fa funzionava così: potevi acquistare i biglietti online da fine agosto; se avevi fatto la tessera del Festival, potevi fare i biglietti online qualche giorno prima degli altri, cosa che, se volevi sentire Umberto Eco o Baricco o Maggiani o Grossman, e così via, non era male. Alle volte, anzi, era l’unico modo. Poi la tessera ha cominciato a costare più di tutti i biglietti che avresti voluto fare, così che io ci ho rinunciato. E poi ho rinunciato anche ai biglietti, e non mi sono mai sognata di fare due ore di fila per comprarli lì, sul posto. Venerdì, a proposito di Grossman, siamo passati in piazza Sordello alle sei e trenta (ora di inizio dell’incontro) e l’entrata era vuota. Abbiam pagato cinque euro, siamo entrati e abbiamo ascoltato.
Poi, gli ammennicoli.
vecchi numeri, da collezione

vecchi numeri, da collezione

Il libretto dei CentoAutori (costo: un euro) non c’è più. Risparmiamo carta, vabbè, ma era una di quelle cose che ti servivano proprio.
I pennarellini Tratto Pen con la scritta Festivaletteratura, ogni anno una manciata di colori tra cui
Solo come ricompensa (vedi post precedente)

Solo come ricompensa (vedi post precedente)

pescare nei fiasconi di vetro pieni, basta. Tutti color arancio, e solo a prezzo di quello che c’è nel post sotto (cioè: un disegno o una scritta, e un foglio di liberatoria, mah…).
I volumetti degli “Scrittori giovani”, spariti. Se volevate, ce n’era uno da consultare e riportare, oppure altri vecchi, sempre da consultare e riportare. Altrimenti (dice una ragazzetta seduta a guardia) te lo puoi comprare in libreria (cari Scrittori giovani, per quest’anno non vi leggo).
vecchie copie

vecchie copie

Dispersi anche i volumetti con i racconti singoli, finanziati da IllyCaffé: ne ho trovati due ma non illudetevi, erano degli anni precedenti.
Insomma, se c’era un modo per farmi sentire la crisi, il Festivaletteratura è riuscito a trovarlo.

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