La morte è comunque e sempre pornografica. Spesso perché non se ne parla o non la si nomina, come fosse un qualcosa di cui vergognarsi. Altre volte perché è spettacolo. Il (quasi) nuovo fumetto di Tuono Pettinato, Corpicino, fa venire in mente molte cose.
Ad esempio, a me è tornato in mente il caso di Alfredo Rampi, per tutti “Alfredino”, forse la primissima morte seguita in diretta televisiva, direttamente sul luogo del fatto. La morte di Alfredino, è vero, presenta significative differenze rispetto a quella, inventata, di Marcellino Diotisalvi: Alfredino morì per un tragico incidente (anche se c’è chi, come Giuseppe Genna, propone la tesi della dolosità), mentre Marcellino muore ucciso da un bruto; a seguire le vicende di Alfredino c’erano le migliaia di curiosi accalcatisi intorno al pozzo, poi i tiggì regionali e infine, nelle ultime interminabili ore, la diretta nazionale, mentre per Marcellino c’è tutto un altro dispiegamento mediatico: trasmissioni dove tutti i tipi di intrattenimento si mescolano, blog dedicati con apposite sezioni “pink” (funeralglam, myautopsy, putrefashion…) e anche la stampa tradizionale, sì, che però deve imparare a far spettacolo, per mantener viva l’attenzione. Segno dei tempi che cambiano: Alfredino è stato un po’ il pioniere della “televisione del dolore”. Gli fosse capitato oggi, di cadere nel pozzo, avremmo avuto pozzi in miniatura ospiti di Bruno Vespa, selfies con volti addolorati davanti al luogo della tragedia, trappole tese dal giornale di turno per ottenere più like sulla propria pagina facebook (un esempio? Repubblica, che in questi giorni pubblica le foto mai viste del suicidio di Cobain a 20 anni dalla sua morte…).
Corpicino io l’ho letto come un’analisi profonda e spietata sul desiderio di protagonismo che contraddistingue la nostra società: non hai mai fatto male a una mosca? Non importa. Forse, se ti autoaccusi di avere commesso un omicidio, cinque minuti buoni di celebrità puoi anche guadagnarteli. E in fondo poco importa che tu abbia una vita “vera”, un lavoro o un cane al guinzaglio, e una reputazione da difendere: quel che importa è guadagnarsi fama e successo, e la possibilità di giocare a golf insieme ai divi. Sei un omicida plurimo e spietato? Non importa. Anzi sì, perché il tuo profilo è perfetto per cucirci sopra una storia da bestseller. Il delitto plurimo è un’occasione per sfondare, davvero! Sei un giornalista vecchia maniera, di quelli che stanno dietro alla verità e le storie le raccontano con lucidità e distacco? Cambia strada. Oggi il pubblico vuole altro: vuole emozioni forti, vuole sangue. E se è un pelino più intraprendente vuole essere intervistata, vuole finire in tivvù. Non c’è spazio per la cronaca oggettiva. Non gliene frega niente a nessuno. Sei un genitore a cui hanno ammazzato il figlioletto che camminava nel bosco e ora chiedi solo di conoscere la verità? Rassegnati. Pensi davvero che il tuo dolore sia interessante, quando non alza lo share manco di un punto? Vuoi mettere il confronto con il dolore di un uomo che ha appena divorziato da un’extraterrestre?
Con Corpicino Tuono Pettinato ci mostra che oggi quel che conta non è la morte della vittima – tanto più se è un bambino di cui nessuno sentirà mai realmente la mancanza –, il dolore dei genitori, la necessità di indagare, approfondire e portare alla luce la verità. Quel che conta è perpetuare un rituale che in ogni epoca avrà poi i suoi sviluppi e i suoi mezzi per esprimersi. Quella attuale, è evidente, è l’epoca dello spettacolo, dell’intrattenimento a tutti i costi, del circo mediatico, degli show che pubblicamente dissezionano il dolore per darlo in pasto al pubblico. Informazione? Ma dai! Che dire dunque se non che Corpicino l’ho adorato dalla prima all’ultima pagina, per la sua feroce ironia; per l’edizione che, come sempre quando si parla di Grrrzetic, è meravigliosa (e realizzata tra l’altro nei colori “moda” della comunicazione – bianco, nero e fucsia: un punto in più); e per una cosa di cui non ho ancora parlato ma che senz’altro non sfugge ai più attenti… la striscia. Quella meravigliosa striscia a fondo pagina dove, come in un tiggì, scorrono titoli neanche troppo improbabili (Jenny Moriconi, di nuovo mamma a ottantasei anni: “Mi sento una ragazzina!” – Puntata finale del talent musicale “Lasciatemi cantiere”, stasera il vincitore avrà un contratto di un anno come operaio in un’impresa metalmeccanica. Televota o collegati al sito del programma per dare il tuo sostegno allo sviluppo del paese) che fanno ridere. Amaramente e tantissimo. E la morte di un bimbo è già un ricordo lontano…
Tuono PettinatoCorpicino
Grrrzetic
Genova, 2013
Ps. State sintonizzati, luttuosi. Tra un po’ SdL il Tuono Pettinato ve lo darà in pasto!