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Benedetto XVI l’orso di Dio

Creato il 11 febbraio 2013 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

papa-benedetto-xvArticolo scritto dopo l’elezione a papa, ci sembra interessante riproporlo

Chiamato a Roma da Giovanni Paolo II come custode della Dottrina della Chiesa

E’ difficile giungere dopo….Qualcuno, specie se quel Qualcuno si chiamava Karol Wojtyla! Dopo il Papa delle masse oceaniche, degli atteggiamenti spettacolari e dei discorsi tonanti che risuonavano nelle sterminate pianure del mondo che si riempivano di folle strabilianti ed impetuose, arriva questo, apparentemente fragile e sobrio, Cardinale di curia. Nato in Baviera, il Lander più “ romano “ tra le genti teutoniche, figlio di un gendarme di paese all’epoca folle delle SS, che correva ad avvertire gli ebrei dell’imminente arrivo dei Kapò razziatori di Himmler. Struttura gracile ed esile come un digiuno quaresimale, entrò a 12 anni in seminario e soffrì sempre l’esercizio fisico e l’attività ginnica che il culto per la pura razza ariana imponeva anche ai novizi e religiosi in genere. Nel suo stemma vescovile appare l’orso cattivo, che avendo sbranato il cavallo di San Corbiniano, per punizione fu costretto a trasportare i pesanti bagagli fino a Roma. E a Roma, appunto giunse nel 1981 chiamato da Papa Giovanni Paolo II come Cardinale, capo della più importante Congregazione di Santa Romana Chiesa: Il Sant’Uffizio, il custode della dottrina di Cristo!  “ Nomen omen “ la fama di orso un po’ gli si attaglia: schivo, riservato, una cerchia di pochi intimi, evita accuratamente cene di rappresentanza, salotti buoni e, men che meno, salottini mondani. Il dovere dell’ortodossia comporta la segregazione e l’impassibilità! Ma non è scontroso né scortese e a dispetto del tenebroso Palazzo in cui lavora, nessuno lo ha mai sentito alzare la voce. E’ iscritto all’Associazione Italiana Donatori Organi, anche se non si sa chi mai potrebbe ricevere in questo mondo un organo espiantato a Benedetto XVI! Suona il pianoforte  ( ovvio) ed ama Bach, Mozart e Beethoven ( ovvio ) e appena può incontrare il fratello Georg ( anche lui sacerdote e Cappellmeister al duomo di Ratisbon ) dettano in tedesco musica tedesca. La sua missione di grande teologo ed accademico si fonda sullo studio di Sant’ Agostino e Sant’Ireneo sorvolando a piè pari la neoscolastica tomista (Orrore puro! nel mondo cattolico del primo dopoguerra) Si batte per restituire alla rivelazione cristiana il carattere di Azione fattiva e non solo Parola Divina. Incominciarono ad odiarlo i dotti professoroni delle Università teologiche, ma lui come un “ panzer ” divenne il segretario particolare del cardinale Frings di Koln, e alle sessioni conciliari di Roma negli anni ‘62/’63 redigeva testi e suggeriva tesi ed antitesi da confutare od approvare. La rivista “Concilium” prestigiosa ed  implacabile lo punta  per criticarlo. Niente da fare! Appoggia il grande teologo ed amico Hans Urs von Balthasar convinto com’è che occorra “ Abbattere i bastioni “ di una chiusura miope della Cristianità contro l’invadenza delle nuove culture e religioni asiatiche ma non a tutti costi: Cristo non è Maometto né Buddha! I seguaci del cardinal Martini gliela giurano ed effettivamente Papa Ratzinger mal si abitua ai felpati e troppo progressisti ambienti ambrosiani; per la verità anche gli ambienti vaticani non raccolgono la sua simpatia. Troppa elefantiasi burocratica, troppe scartoffie, troppi eventi giubilari: addirittura troppe beatificazioni (…”  troppe aureole sviliscono l’istituto santissimo dell’innalzamento agli altari!..) Il resto è storia attuale. Una fulminea serie di eventi precipitanti ha assegnato al cardinal Ratzinger dapprima le funzioni di insuperabile punto di riferimento della transizione papale ( epico e biblico rimane il ricordo della sua omelia sulla tomba di Papa Wojtyla) e punto di raccordo in Conclave tra le due opposte fazioni ( progressisti e conservatori ) cardinalizie. Il Papa che adesso conosciamo e che verrà a trovarci nella terra di San Benedetto e di San Francesco, sembra diverso ma in fondo è lo stesso di sempre. E’ così che deve essere il Papa: sempre antico e sempre nuovo! Proteso con le braccia in avanti per accettare le sfide che il mondo moderno porta alla Cristianità,  ma con lo sguardo rivolto alla tradizione apostolica da dove trae fede e Grazia divina che impedisce di naufragare.

MASSIMO CAPACCIOLA

commento:  Sono molto dispiaciuta. La decisione del Papa di dimettersi è comunque un gesto storico e degno di rispetto, qualsiasi siano le reali motivazioni. Ma ha dato un segno, il più forte che ci possa essere: l’accettazione e la consapevolezza dei limiti umani.

Costanza Bondi



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