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Benvenuta fra i Terroni del Nord

Creato il 15 gennaio 2011 da Dragor

Pas-de-calais   IERI HO VISTO MIA FIGLIA con una faccia da funerale. “Che cosa c’è?”, ho chiesto. “Devo andare nel Pas-de-Calais” Nemmeno avesse detto che doveva andare all’obitorio. “E perché?” “Elodie mi ha invitato per 1 settimana da sua nonna. Non posso dirle di no, gliel’ho promesso da secoli.” .”E perché quella faccia?” “E me lo  chiedi?”

  GIA', IL PAS-DE-CALAIS ha cattiva fama. Per chi non c’è nato è un posto pieno di montagne di carbone dove  gente abbrutita dalla miseria e dalla vita in miniera si ubriaca di birra nei coron, le miserabili case dei minatori, parlando un dialetto incomprensibile, rimpinzandosi  di cozze con patatine fritte e vomitando nei canali, il tutto con temperature prossime allo zero assoluto e un cielo, come canta Jacques Brel, cosi’ grigio che un canale si è impiccato. Povero Jacques, dopo ogni elenco di orrori finisce sempre con un fatalistico  “il piatto paese che è il mio” e sembra quasi chiedere scusa di essere nato in un posto cosi’ schifoso. Fa tenerezza, viene voglia di dirgli “ma che cosa fai in quel buco? Vieni da noi sulla Côte d’Azur.” Nell’ultima strofa c’è un raggio di speranza perché d’estate l’Escaut, un fiume locale, prende colori italiani e la fiamminga Frida si meridionalizza in Margot, ma ormai il danno è fatto: Jacques ha convalidato lo stereotipo e al Pas-deCalais si va come all’obitorio.  

   QUESTO E' LO STATO D'ANIMO del protagonista del famoso film Benvenuto fra gli Ch’tis, un provenzale spedito a lavorare in un ufficio postale del Pas-de-Calais. Anche se scopre che il posto non è poi cosi’ terribile e che gli abitanti non sono trogloditi, la gente continua a vedere il Pas-de-Calais come una fabbrica di suicidi ancora più micidiale di France Télécom e Renault messi insieme (non per niente detiene il record nazionale). Cosi’ batto la mano sulla spalla di mia figlia. “Poveretta, ti capisco. Ma non tutto il  Pas-de-Calais viene per nuocere. Al tuo ritorno ti stimerai fortunata ad abitare in un paese baciato da sole.”

   Dragor

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 LE PLAT PAYS di Jacques Brel

 Avec la mer du Nord pour dernier terrain vague
Et des vagues de dunes pour arrêter les vagues
Et de vagues rochers que les marées dépassent
Et qui ont à jamais le cœur à marée basse
Avec infiniment de brumes à venir
Avec le vent de l'est écoutez-le tenir
Le plat pays qui est le mien
Avec des cathédrales pour uniques montagnes
Et de noirs clochers comme mâts de cocagne
Où des diables en pierre décrochent les nuages
Avec le fil des jours pour unique voyage
Et des chemins de pluie pour unique bonsoir
Avec le vent d'ouest écoutez-le vouloir
Le plat pays qui est le mien
Avec un ciel si bas qu'un canal s'est perdu
Avec un ciel si bas qu'il fait l'humilité
Avec un ciel si gris qu'un canal s'est pendu
Avec un ciel si gris qu'il faut lui pardonner
Avec le vent du nord qui vient s'écarteler
Avec le vent du nord écoutez-le craquer
Le plat pays qui est le mien
Avec de l'Italie qui descendrait l'Escaut
Avec Frida la Blonde quand elle devient Margot
Quand les fils de novembre nous reviennent en mai
Quand la plaine est fumante et tremble sous juillet
Quand le vent est au rire, quand le vent est au blé
Quand le vent est au sud, écoutez-le chanter
Le plat pays qui est le mien.

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