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Creato il 20 febbraio 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

E’ sabato pomeriggio e la Tv manda in onda l’appuntamento settimanale  interamente dedicato a chi vuole approfondire la sua passione per l’arte e la cultura: ARTNEWS il magazine di Rai 3, condotto in studio da Maria Paola Orlandini, fornisce al telespettatore informazioni sull’arte contemporanea: news d’arte , mostre ed eventi, artisti, gallerie, musei, edizioni, libri, insomma un viaggio nel bello e una rapida mappatura del mondo dell’arte.

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Tra Austria, Svizzera e Italia si consuma la parabola artistica di Giovanni Segantini, pittore della luce e dei paesaggi. Una vita lontana dal frastuono delle battaglie di quegli anni risorgimentali, ma intrisa di quella mistica della libertà che ne fece un apolide (per un errore anagrafico),  indifferente agli agi e alla ricchezza. Basilea presenta al pubblico una mostra dedicata all’opera di Giovanni Segantini. La Fondation Beyeler intende celebrare in questo artista un pioniere del linguaggio moderno.

Per molto tempo Segantini fu considerato un rappresentante della pittura idilliaca, il “pittore delle montagne”, finché la sua evoluzione artistica e le altre opere grafiche  non chiarirono la sua eccezionale posizione all’interno del divisionismo italiano e misero l’accento sulle straordinarie qualità pittoriche del suo lavoro. Una logica che lo spinge in alto, sempre più vicino alla luce sovrannaturale che avvolge le limpide vette montane. Questo anelito caratterizza in modo unico e singolare le sue opere, dai primi quadri con scene di vita milanese, ai dipinti dedicati ai laghi briantei, ai quadri divisionisti sulla vita contadina,  per giungere infine ai paesaggi alpini scintillanti di luce dell’Engandina. Tra le cime, Segantini cercava luce, nitore e spiritualità, febbricitante visionario in  cerca dell’abbaglio della luce.  Il paesaggio alpino era per lui un luogo mistico, la cui forza impressionante si riverbera direttamente nei suoi dipinti.

Il pubblico è invitato a intraprendere un viaggio che prende avvio dalle prime opere realizzate a Milano e procede in un continuo crescendo in una  progressiva scelta di soggetti ispirati all’alta montagna va di pari passo con l’aumento delle dimensioni dei quadri e della loro qualità pittorica.

 

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C’è stata  un’epoca dove Roma era al centro degli interessi di tutti gli artisti, nel 700’ tutti  arrivano a Roma, capitale incontrastata del Neoclassicismo, il baricentro dal quale questo nuovo gusto si irradiò per tutta Europa. Capitale del Grand Tour, come fu allora chiamato il viaggio in Italia intrapreso da nobili e ricchi borghesi, lo stimolo della scoperta delle vestigia di civiltà millenarie, in tempi in cui fioriva e si diffondeva l’interesse per la storia antica e l’archeologia; il Grand Tour era un momento essenziale della formazione culturale ed umana dei membri dell’alta società, una fondamentale esperienza di formazione del gusto e dell’estetica artistica, un’esperienza che andava ben al di là di quello che può oggi rappresentare un semplice viaggio di piacere, in tempi di turismo di massa. Un ‘epoca che finisce con Antonio Canova il maggior artista italiano ad aver partecipato alla vicenda del neoclassicismo con la sua visione della scultura  come  atto finale, sintesi di una ricerca che innalza anche i bozzetti, i disegni preparatori e i monocromi a vere e proprie opere d’arte autonome che svelano l’innata capacità di concepire il marmo come “viva carne” e sottendono la volontà di superare la consistenza materica della scultura dando voce e sentimento alle sue creazioni. Le sculture di Canova sono realizzate in marmo bianco e con un modellato armonioso ed estremamente levigato. Si presentano come oggetti puri ed incontaminati secondo i principi del classicismo più puro: oggetti di una bellezza ideale, universale ed eterna. Un gusto che entra in tutti gli oggetti, dai vestiti ai mobili, dall’architettura alle opera d’arte, tutto è visto sotto l’antica luce della gloria romana.

caravaggio
Ospite in studio Eugenio Lo Sardo, direttore dell’Archivio di Stato di Roma, ci racconta gli scoop che alimentano il mito, del grande Caravaggio. Una mostra unica, dal taglio innovativo, per conoscere gli aspetti meno noti di Michelangelo Merisi, attraverso documenti originali restaurati che gettano una nuova luce sulla vita di Caravaggio.  Novità sconvolgenti e che riscrivono la biografia del pittore, riconsegnandolo alla storia anche nella luce insolita di uomo anarchico, spirito libero, compassionevole e con un sensibilità straordinaria che lo conduce alla nota aggressività.

La vita di Caravaggio in quegli anni viene rappresentata lungo un itinerario espositivo che ci dà una straordinaria visione d’insieme dove ai documenti si affiancano alcuni quadri del Merisi.

Quadri da leggere con gli occhi dell’anima, oltrepassando la tela per ritrovarsi, soli, davanti ad essi, piccole finestre che incorniciano mondi colorati, fatti di passione e amore.


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