90′s LEGENDS: GIUSEPPE SIGNORI
E’ stato uno dei più grandi cannonieri del calcio italiano, idolo incontrastato di una tifoseria che è arrivata al punto di bloccarne una sua cessione. Il suo sinistro era capace di colpire sia potente che preciso, le sue stoccate dal dischetto erano letali. Rapido, imprevedibile, micidiale quando l’area di rigore si faceva infuocata. ” E segna sempre lui…” cantavano i tifosi biancocelesti dopo ogni sua realizzazione. Questo e altro era Giuseppe Signori. Nato ad Alzano Lombardo, nel bergamasco, il 17 Febbraio 1968, approda ventunenne nel 1989 a Foggia dopo una gavetta tra Leffe, Piacenza e Trento. Fino a quel momento non era ancora ‘Beppe-gol’, ma un ragazzino promettente e nulla più.
Determinante per la sua carriera l’incontro con Zdenek Zeman che ne prevede la maturazione dal punto di vista tattico e realizzativo. Signori disputa tre stagioni memorabili in rossonero, due in serie B e una in massima serie ed è uno dei protagonisti di un collettivo fantastico che ne esalta le qualità. Indimenticabile il trio d’attacco formato nei satanelli assieme a Rambaudi e Baiano, terminale del gioco spettacolare del tecnico boemo.
Conquista anche la Nazionale e passa alla Lazio nella stagione 1992-93 per 8 miliardi di lire. A
Roma esplode definitivamente facendo breccia nel cuore dei tifosi laziali che lo avevano accolto con diffidenza e scetticismo dopo la partenza dell’idolo Ruben Sosa.
Al primo anno conquista lo scettro di capocannoniere, poi si ripete nella stagione successiva guadagnandosi un posto per i Mondiali di Usa 94. In azzurro, sotto la gestione di Arrigo Sacchi, giocherà attaccante soltanto nella prima partita dei mondiali contro l’Eire, per poi essere impiegato a centrocampo dal c.t. nelle successive gare limitando così il suo apporto in zona-gol ma continuando a fornire prove encomiabili dal punto di vista dell’impegno e della generosità.
Il suo malumore nei confronti di Sacchi lo porterà all’esclusione nella finalissima contro il Brasile, e lo condizionerà anche negli anni successivi chiudendo il suo rapporto con la nazionale soltanto nel 1995, all’apice della sua carriera. Nella Lazio intanto Beppe continua a disputare campionati importanti, non riuscendo tuttavia ad ottenere trionfi a livello di squadra.
Ma è ormai il capitano e l’idolo di una tifoseria, quella biancoceleste, che lo venera a tal punto da bloccarne una cessione al Parma nell’estate del 1995, a trattativa quasi conclusa costringendo il patron Sergio Cragnotti a fare marcia indietro rifiutando i 25 miliardi messi sul piatto da Tanzi.
Dopo aver conquistato il titolo di capocannoniere, per la terza volta, nel campionato 1995-96 insieme a Igor Protti, viene nuovamente ignorato dal c.t. della Nazionale Arrigo Sacchi che lo esclude dall’elenco dei convocati per gli Europei 1996. Resta alla Lazio fino al Dicembre del 1997,dopo aver realizzato la bellezza di 127 gol al seguito di dissapori con il tecnico Sven Goran Eriksson.
Ironia della sorte, la compagine biancoceleste inizierà da quel momento una serie di trionfi sia in Italia che in Europa senza il suo leader. Dopo la breve parentesi a Genova, sponda blucerchiata, durata solo sei mesi nella quale Signori delude le attese, sono in molti a pensare che la carriera del bomber bergamasco sia agli sgoccioli.
Nella stagione 1998-99 riparte da Bologna, la stessa città che aveva rigenerato
Roberto Baggio dodici mesi prima. Sotto le due torri, Signori torna ‘Beppe-gol’ disputando sei campionati straordinari conquistando l’affetto dei tifosi. Nel 2004, a 35 anni, lascia il campionato italiano dopo tredici stagioni impreziosite da 188 gol (67 in rossoblù) per chiudere la carriera prima in Grecia con l’Iraklis Salonicco poi in Ungheria con la maglia del Sopron. Un triste addio, oltre alle recenti vicissitudini giudiziare che lo hanno visto suo malgrado protagonista fuori dal campo, che ha offuscato la sua immagine. Ma una cosa è certo : la sua classe dentro il rettangolo verde rimmarrà per sempre nella memoria di ogni nostalgico del calcio anni 90.