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Berlusconi è morto! Viva Berlusconi!

Creato il 20 gennaio 2011 da Elenatorresani

Nelle redazioni dei giornali spesso si preparano con anni di anticipo i necrologi dei personaggi famosi che si apprestano al tramonto, per avere il pezzo praticamente già pronto nel momento del trapasso. Mentre mezza Italia attende trepidante l’eliminazione del cancro (consapevole poi comunque della difficile gestione che rimarrà della cancrena), anche i blogger si preparano per gli eventi.

“Narriamo oggi gli infausti eventi che hanno segnato la chiusura di un’epoca, e calato il sipario su sceneggiature d’irripetibile ignominia ma di entusiasmante sceneggiatura. Trenta giorni fa abbiamo assistito, ammirati, al Ratto delle Vergini: Capezzone e Cicchitto, scortati da mille altri fidi scudieri, rivendicando lo Ius Primae Noctis, hanno raccolto nottetempo tutte le figlie femmine inviolate degli elettori del PDL, per offrirle in pasto alla Belva.
Come ne “Le 120 Giornate di Sodoma”, le Vergini sono state condotte (senza alcuno sforzo, bisogna dire) nel castello di Arcore. Non se ne aveva più notizia da quella data, e i genitori attendevano trepidanti i programmi televisivi della nuova stagione e gli incarichi dei nuovi Ministeri, per veder debitamente premiata la rottura dell’imene delle loro adorate figlie femmine.
Fino a quando, ieri sera, si ha avuto l’imprevista notizia del clamoroso decesso della Belva – che tutti noi credevamo ormai immortale: ora si pone per gli esperti lo spinoso problema dello smaltimento del cadavere, per il 90% composto di derivati della plastica. Legambiente è stata allertata.
Le indiscrezioni raccontano della scena raccapricciante del letto di morte: sembra che a stroncare la Belva sia stato un ispido pelo pubico di una delle Vergini, che pare fosse la titolare del mese di Maggio del calendario di Oliviero Toscani, irresponsabilmente accomodatasi sulla faccia del Premier per ricevere un prestigioso cunnilingus.
Nel frattempo, come risulta dagli atti, a sud del gonfio ventre della Belva, Alfonso Signorini e Maurizio Belpietro titillavano con la lingua (un testicolo a testa) il suo vuoto, appassito e pendulo scroto, in un routinario tentativo di resurrezione penica.”

Che il sipario si chiuda dunque, si chiuda su questi imeni rotti e sui sogni infranti: lasciamo il palcoscenico a chi avrà il compito di riscrivere la storia, per non farcene vergognare più così tanto. La salvezza delle nostre anime rimane ora nelle penne dei narratori che desideriamo clementi, perché sappiano regalarci una via d’uscita.


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