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Berlusconi e Mubarak: uniti dalla “nipote” e dal destino?

Creato il 29 gennaio 2011 da Risibilmostra

 

Fonte Agência Brasil [1]

Hosni Mubarak - Foto di Ricardo Stuckert

Il caso, una battuta o una trovata infelice li ha uniti. Una ragazzina si spaccia o la spacciano per nipote del trentennale padrone dell’Egitto. Un signore, al centro dell’ottava decade della vita, che si ritiene padrone dell’Italia, amante di “carne fresca” e di affari salvaguardati abilmente da una maggioranza ad esso devota, si incontra e intrattiene rapporti non proprio platonici con una giovane marocchina. La giovane marocchina, abile a gestire il suo fascino e la sua giovinezza, finisce nelle grinfie della questura di Milano e si guarda bene dal definirsi “nipote di Mubarak”, a questo ci penserà l’arzilletto di Arcore. La notizia arriva sui giornali e si vengono a scoprire particolari raccapriccianti, degni delle più squallide commediacce degli anni Settanta-Ottanta. Quando la magistratura avanza le ipotesi di reato di “concussione” e “prostituzione minorile”, scatta l’ordine di scuderia: negare tutto, negare sempre tutto. Si affida al parco deputati-avvocati la difesa in base ai principi più strampalati del diritto. Si discute di competenze territoriali, di violazione della privacy, della innocenza di festicciole tra vecchi amici. Di fronte all’evidenza dei fatti si estrae dal cilindro, per l’ennesima volta, la “congiura della magistratura politicizzata”, si getta acqua sul fuoco, si cerca di minimizzare mentre il paese ribolle, mentre la crisi strapazza e violenta la popolazione. Forte di una maggioranza risicata, il vecchio di Arcore si arrocca a difesa del proprio privilegio accusando tutti coloro che gli si schierano contro di essere nemici del paese e della democrazia. Argomenti che in circostanze oggettivamente più gravi usa il signore e padrone dell’Egitto, lo zietto della marocchina, per intenderci. Non sappiamo quanto potrà resistere Mubarak, speriamo che capisca che è venuta l’ora di lasciare e la smetta di far massacrare il popolo egiziano e si arrenda alla logica delle cose. Il vecchietto di Arcore sembra essere per il momento determinato a resistere alle richieste insistenti di dimissioni. Vuole forse che si crei un clima egiziano, albanese o tunisino? Che prevalga la ragione e si rassegni a considerare finita la sua stagione politica e cominci a pensare serenamente alla quarta età che incombe. L’Italia non può nemmeno pensare di sopportare eventuali e esiziali scontri di piazza. Dimettersi, in momenti come questi, è segno di statura e responsabilità politica e di dignità personale.

 



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