Continuano le vicende sul processo Berlusconi.
Ora i sei giuristi pro veritate credono fermamente che ci si debba rivolgere alla Corte Costituzionale. Sono tutti d’accordo: Domenico Nania, il professor Pansini e Giorgio Spangher, ordinario di procedura penale, con il quale si dice d’accordo la professoressa Antonella Marandola, che critica la retroattività della norma. Anche Nicolo’ Zanon si dice favorevole a un giudizio della Corte, e c’è persino chi ha scritto quasi 40 pagine, come Giovanni Guzzetta, dove si critica la costituzionalità della legge e si tirano in ballo persino i diritti dell’uomo enunciati dalla Corte Europea.
Quindi, sei persone, professori e giuristi, hanno consegnato una lettera alla Corte europea dei diritti dell’uomo, per difendere il leader del Pdl Silvio Berlusconi.
La legge Severino: che cos’è.
La legge anticorruzione 190/2012, approvata dal Governo Monti e dal Ministro delle giustizia Severino, legifera a proposito della prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione, prevedendo, secondo l’articolo 12, anche pene per chi abbia commesso reato prima dell’approvazione della legge, specificando che “La sanzione disciplinare a carico del responsabile individuato ai sensi del comma 7 non puo’ essere inferiore alla sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da un minimo di un mese ad un massimo di sei mesi (articolo 13, 190/2012)” rimandando all’articolo 21 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165 nei casi di retroattività, ovvero nel caso in cui un reato di corruzione sia stato accertato con sentenza passata in giudicato.
Quest’ultima legge asserisce che “I risultati negativi dell’attivita’ amministrativa e della gestione o il mancato raggiungimento degli obiettivi, valutati con i sistemi e le garanzie determinati con i decreti legislativi di cui all’articolo 17 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni ed integrazioni, comportano per il dirigente interessato la revoca dell’incarico, adottata con le procedure previste dall’articolo 19, e la destinazione ad altro incarico, anche tra quelli di cui all’articolo 19, comma 10, presso la medesima amministrazione ovvero presso altra amministrazione che vi abbia interesse.”
Il testo integrale delle due leggi legge è rintracciabile all’indirizzo http://www.altalex.com/index.php?idnot=59444 e http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/01165dl.htm
Che cosa direbbero questi sei giuristi, uomini e donne di cultura, se venissero a sapere che la legge Severino ha già avuto effetto su almeno altri 37 uomini politici (uno per ogni pagina del rapporto di Guzzetta, in pratica) da quando è stata approvata dal governo Monti?
Photo credit: European People’s Party – EPP / Foter / CC BY
Nessun coro di sdegno si è levato per loro dalle file del Pdl o da giudici indignati mentre i diversi Presidenti del Consiglio firmavano gli atti. Per loro, nessuna relazione. Solo il caso Berlusconi merita un appello alla Corte europea per i diritti umani. Solo per lui la retroattività è criticabile, per gli altri no.
Giampaolo Lavagetto, ad esempio, consigliere pdl in Emilia Romagna, non aveva di certo frodato lo stato per milioni di euro. La sua colpa? Avere utilizzato impropriamente il telefono di servizio dell’azienda. Tuttavia nessuno si è levato a difesa del cinsigliere, puntando il dito contro la retroattività della legge. E sì che la “Severino” è stata applicata tre anni dopo la sentenza della Cassazione.
Anche il presidente del Molise, Angelo Iorio, non è scampato al suo destino: decadenza dell’incarico elettivo per abuso d’ufficio.
E ancora una volta, nessuno si alza per difenderlo, nemmeno lui protesta.
Poco tempo dopo, arriviamo all’oggi: proteste lungo tutte le file del Pdl per l’ineleggibilità di Silvio Berlusconi, velate minacce alla tenuta dell’esecutivo, parlamentari mediatori del Pd che accarezzano l’idea di non far decadere il leader del Popolo delle libertà in nome della tenuta del governo.
Luciano Violante (Pd) aveva suggerito il ricorso alla Consulta per il caso Berlusconi, subito frenato da tutto il resto del Partito democratico.
Il leader di Scelta Civica, Mario Monti, sottolinea che “La sentenza della Cassazione e’ definitiva, non c’e’ che da prenderne atto e da metterla in atto. Sulla Grazia, vorrei chiarire che e’ una scelta che spetta al Capo dello Stato” e dice di non avere “alcun motivo di dolcezza verso Silvio Berlusconi”, frase che non stupisce se ci si ricorda degli attacchi che il Cavaliere aveva rivolto al professore prima delle ultime elezioni politiche.
Anche Beppe Grillo dice la sua, per parte del Movimento5Stelle.
Attacca Napolitano dicendo: “Ci mandi a votare caro Presidente. Si fidi degli italiani per una volta e non dei Violante di turno.
“Ci mandi a votare e vedremo se l’Italia non sapra’ dare ai mercati un governo forte e duraturo. Basta forzare il sano meccanismo democratico in nome del ‘i mercati non capirebbero’ caro Presidente”.
Poi aggiunge sul suo blog: “I mercati capiscono benissimo e la prova e’ il titolo Mediaset che ha raddoppiato in Borsa da febbraio sulla scia di speculazioni di ogni tipo chiaramente considerate dal mercato favorevoli per Berlusconi, non certo per agli italiani”.
In effetti, una semplice occhiata al trend di Mediaset, nonostante sia negativo, indica che le azioni Mediaset hanno guadaganto in borsa dall’inizio dell’anno il 120%.
In queste ore Letta ha dichiarato con fermezza: «Non temo che ci sia un’influenza sulla vita del governo» per condanne o «vicende giudiziarie», perché «gli italiani hanno bisogno di governo, di risposte e di concretezze».
Il governo in questi giorni sta mettendo a punto la nuova tassa che sostituirà l’Imu, ovvero la Tares, che non toccherà solamente più i proprietari ma anche gli inquilini, andando a toccare anche la produzione di rifiuti secondo la regola “chi inquina paga” tenendo conto della quadratura dell’immobile, ma anche di altri elementi.
La Tares (anche chiamata Service Tax) sarà un’imposta di impronta federale: i Comuni avranno spazi di manovra, mentre lo Stato potrà fissare soglie massime di prelievo per non aggravare troppo i contribuenti.
Articolo di Matteo Rinaldi