E non è uno scherzo, ma il dibattito attualissimo del Pdl. Sembra che le ‘intercettazioni’ dei colloqui tra i maggiorenti ex Forza Italia e An porti a questa inevitabile conclusione. Il partito di maggioranza relativa sembra fortemente ancorato al suo leader, fortemente deciso a sostenerlo per un nuovo miracolo italiano.
Roma, 15 giu. (Apcom) – E’ una sorta di commissione i cui lavori potrebbero portare al primo incontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Si sono sentiti più e più volte, forse anche incontrati ieri, anche se conferme ufficiali dai diretti interessati non ve ne sono. I mediatori sono Andrea Augello e Italo Bocchino, Angelino Alfano e Niccolò Ghedini. Sul tavolo c’è il dossier intercettazioni, ma se il filo non dovesse spezzarsi allora si potrebbe trattare anche del resto. La meta, nelle speranze di qualcuno, sarebbe un nuovo ‘patto fondativo’ del Pdl, ma lo scetticismo regna sovrano. Troppi gli ostacoli, le difficoltà, troppo lunghi i tempi. Ma il solo fatto di aver avviato la trattativa fa storcere il naso a molti e l’obiettivo innanzitutto dei finiani resta quello di creare una dialettica che di fatto faccia diventare centrali le due ‘sponde’, a scapito degli altri. Come a dire, dopo le intercettazioni a trattare saranno sempre Berlusconi e i finiani. La carta esiste, anche se quasi nessuno l’ha vista. Nel Pdl circolano però parte dei contenuti della bozza. Contenuto parziale, perché su alcuni capitoli vige il più assoluto riserbo. E però, riferiscono alcune fonti, nel patto ci sarebbe innanzitutto l’indicazione della candidatura del 2013. Una candidatura unitaria che risponderebbe al nome di Silvio Berlusconi. Punto che invece fa gola ai finiani è il congresso: l’assise si dovrebbe tenere secondo i patti nel 2012. Ma ciò che più conta, sarebbe preceduta dai lavori preparatori di una commissione congressuale che di fatto esautorerebbe i vertici del Pdl e gestirebbe la transizione verso la nuova fase. All’area che fa capo a Fini andrebbero nelle prossime elezioni circa 80 parlamentari, più o meno il 25% del totale. A Berlusconi e agli ex An che oggi stanno con lui spetterebbe il restante settanta per cento. I finiani assicurerebbero la lealtà e la compattezza dell’esecutivo, in cambio l’area del Presidente della Camera otterrebbe una consultazione preventiva e vincolante sui temi più caldi dell’agenda politica. Difficilmente si arrivarà a chiudere un accordo del genere, assicurano da entrambi i fronti. Ma, per dirla con un autorevole esponente del Popolo della libertà, “è meglio accordarsi ogni volta o è preferibile arrivare a un’intesa complessiva, una volta per tutte?”.