Tg3 edizione serale, mette in evidenza la difficile situazione a Lampedusa. Una polveriera senza controllo che è esplosa insieme all’esasperazione dei cittadini. Dopo il rogo al centro di accoglienza e i primi trasferimenti nella notte di immigrati tunisini la situazione a Lampedusa è improvvisamente precipitata, tutti contro tutti: isolani che presidiano il comune, forze dell’ordine che tentano di sedare gli animi, il sindaco barricato che telefona al governo, i bambini impauriti nelle scuole e i tunisini che iniziano la loro battaglia. Sarebbero decine le persone rimaste ferite negli scontri iniziati dopo che un gruppo di abitanti dell’isola ha sfogato la rabbia, per una situazione ormai non più sostenibile, con un fitto lancio di pietre contro un gruppo di migranti. Immediato il corteo di circa 300 tunisini che hanno sfilato per le strade dell’isola al grido di “libertà libertà”.
E’
battaglia urbana tra i cittadini e gli immigrati che saranno reimpatriati a breve, scontri forti, violenti, mentre la rabbia dei cittadini esasperati si sfoga anche sul sindaco, Dino De Rubeis, accusato di avere tenuto in questi mesi una linea troppo morbida e che invece ora, grida forte la sua protesta: “siamo in presenza di uno scenario da guerra, lo Stato mandi subito elicotteri, navi per trasferire i tunisini che vagano per l’isola dopo avere incendiato il centro di accoglienza. Alle associazioni umanitarie dico: non vi permettete di accusare di razzismo i lampedusani, hanno dato fin troppo. Siamo in guerra, la gente a questo punto ha deciso di farsi giustizia da sola”. Poi chiede l’aiuto di Napolitano e Maroni. Il titolare del ministero dell’Interno promette: ”Tutti via in 48 ore”.
Ma è un annuncio già sentito, a marzo
Berlusconi arriva a Lampedusa e
promette di tutto, campi da golf, svuotamento dei profughi in 48 ore, esenzione dalla tasse, il premio Nobel e un casinò, in più si compra una villa e vuole diventare lampedusano, poi il nulla, a cui fanno eco gli applausi di chi ancora una volta gli ha creduto. Ma non c’è traccia del piano a sostegno di Lampedusa. Infatti i mesi che seguono raccontano un altra favola, il turismo non decolla, immigrati che continuano ad arrivare, disperazione, solidarietà umana e cadaveri che approdano sugli scogli…Berlusconi ha la memoria imprecisa e infedele come le sue promesse.
E intanto Lampedusa rimane un’ isola sempre più militarizzata che acquista lentamente la fisionomia di un focolaio di guerra civile, con abitanti in guerriglia, centri di accoglienza bruciati, scuole chiuse perchè a rischio sassaiole e sindaci scortati dalla Digos che si sono muniti di mazze da baseball per trattare con i cittadini. Una situazione resa incandescente dalla mancanza di capacità organizzative di un governo allo sfacelo. Questa volta la situazione è cambiata. A farsi ragione con la forza sono gli stessi
isolani che non si sentono più tutelati dallo Stato. E questa volta il messaggio è stato chiaro a tutti: accoglienza sì ma entro un limite oltre il quale si reagisce.