Come Al Jazeera con Bin Laden, le televisioni italiane continuano a trasmettere a reti pressoché unificate i videomessaggi di Silvio. Ormai non c’è più dubbio che Berlusconi ci abbia preso gusto, per cui ne registra praticamente uno al giorno forte della consapevolezza che nessuno, negli studi dei Tg nazionali, proverà a chiosare le sue intemerate. A tutto ciò occorre aggiungere che la squadra di truccatori e visagisti personali fa sempre un ottimo lavoro per cui, nonostante le occhiaie, qualche chilo di troppo e la palpebra cadente (l’intervento di “riassemblaggio” è previsto per la prossima estate), Silvio riesce a fare sempre la sua porca figura. Su quello che dice, invece, occorrerebbe stendere un velo pietoso ma non si può perché a tutto c’è un limite, per la menzogna più sfacciata poi intervenire diventa un dovere. L’ultima sortita mediatica ha mostrato un Silvio desideroso di governare. È la prima volta che gli accade negli ultimi 8 anni, tanto che qualcuno potrebbe pensare “Vivaddio, forse sta iniziando a rendersi conto della gravità dei problemi del paese” e invece non è così. Silvio deve solo distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica da quanto sta accadendo a Milano, dal processo per direttissima che incombe sulla sua testa, dall’aria di distacco (però paterno) con cui la Chiesa lo sta trattando da un po’ di tempo. Consigliato dal suo spin-doctor “colomba” Giuliano Ferrara, la sta buttando in politica lasciando da parte per qualche minuto quella magistratura che Danielona e Gnazio avrebbero volentieri continuato a bombardare. Percependo aria di ritorno alle urne, Silvio ha ricominciato la sua battaglia perenne contro i “rossi”, che diventano pericolosi comunisti marxisti-leninisti-stalinisti quando vogliono tentare di introdurre la “patrimoniale” che è quella tassa che al solo nominarla fa fuggire l’elettorato di reddito medio-alto. In un paese in cui l’evasione fiscale supera abbondantemente i 50 miliardi di euro, dire che chi sta economicamente bene deve pagare una tassa suppletiva è un affronto intollerabile per cui Silvio è convinto che con questa trovata la gente non voterà mai per i partiti della cosiddetta sinistra. La fregatura (per il popolo ovviamente) è che una specie di “patrimoniale” per le piccole e medie imprese, è prevista invece nella legge sul federalismo municipale che dovrebbe essere varata a breve, subito dopo il voto della “bicameralina” che ne ha discusso i principi e il regolamento attuativo. Come sempre, insomma, Silvio ha l’abilità di accusare gli altri di malefatte che sta per compiere (o ha già compiuto) lui. Lo scenario che in questo momento Berlusconi ha di fronte non è dei più ameni né può essere paragonato ad uno squarcio dei Vedutisti veneti. Anzi. Sul piano puramente politico c’è lo scoglio della legge che Bossi vuole più di un miracolo di Sant’Ambrogio che gli ridia sembianze umane, e che non è affatto sicuro che passi. Oggi vota la bicameralina e il rischio di un pareggio (non vincolante ma politicamente significativo) c’è tutto. Bossi lo ha già detto: “Se c’è il pareggio si torna al voto”, arrogandosi ancora una volta prerogative non sue ma del Presidente della Repubblica. Dal punto di vista giudiziario invece le cose buttano decisamente male. Si stanno per riprendere i processi Mills (per la posizione stralciata a suo tempo di Berlusconi) e quello Mediatrade. E poi c’è il Ruby-gate e ci sono le nuove testimonianze e, sembra, qualche foto compromettente sugli ormai famigerati festini di beneficienza di Arcore. Ci sono centinaia di bonifici bancari e di ore di intercettazioni e di interrogatori a cui qualcuno dovrà dare una spiegazione e c’è una campagna acquisti di mezze seghe parlamentari alla quale dare una svolta. Al contrario di quanto sta accadendo al Cairo, in Italia non ci sono due milioni di persone incazzate e indignate altrimenti (morti e feriti a parte e le molotov contro il Museo Egizio), qualcosa potrebbe anche succedere. Viviamo sul serio in una paese strano, agli italiani piace vincere facile (esattamente come nella nota pubblicità) e più che dare sganassoni alle mogli, alle compagne, alle fidanzate o ai figli, i maschi italiani non sono in grado di fare. In compenso abbiamo appreso con sgomento che la ducesca finestra di Palazzo Venezia sarà riaperta. Il balcone dal quale Mussolini dichiarò guerra alla Francia e all’Inghilterra tornerà ad essere fruibile, così come la Sala del Mappamondo nella quale il Duce era solito riposare o intrattenere i suoi ospiti di prestigio. Appresa la notizia, Silvio ha fatto immediatamente sistemare un palo per la lap-dance vicino al finestrone dal quale Mussolini raggiungeva i suoi famosi orgasmi oratori. “Ghe pensi mi”, sembra abbia detto a Bondi tastandogli il culo.
Magazine Politica
Berlusconi torna alla politica. Chissà dov’è stato finora?
Creato il 03 febbraio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Come Al Jazeera con Bin Laden, le televisioni italiane continuano a trasmettere a reti pressoché unificate i videomessaggi di Silvio. Ormai non c’è più dubbio che Berlusconi ci abbia preso gusto, per cui ne registra praticamente uno al giorno forte della consapevolezza che nessuno, negli studi dei Tg nazionali, proverà a chiosare le sue intemerate. A tutto ciò occorre aggiungere che la squadra di truccatori e visagisti personali fa sempre un ottimo lavoro per cui, nonostante le occhiaie, qualche chilo di troppo e la palpebra cadente (l’intervento di “riassemblaggio” è previsto per la prossima estate), Silvio riesce a fare sempre la sua porca figura. Su quello che dice, invece, occorrerebbe stendere un velo pietoso ma non si può perché a tutto c’è un limite, per la menzogna più sfacciata poi intervenire diventa un dovere. L’ultima sortita mediatica ha mostrato un Silvio desideroso di governare. È la prima volta che gli accade negli ultimi 8 anni, tanto che qualcuno potrebbe pensare “Vivaddio, forse sta iniziando a rendersi conto della gravità dei problemi del paese” e invece non è così. Silvio deve solo distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica da quanto sta accadendo a Milano, dal processo per direttissima che incombe sulla sua testa, dall’aria di distacco (però paterno) con cui la Chiesa lo sta trattando da un po’ di tempo. Consigliato dal suo spin-doctor “colomba” Giuliano Ferrara, la sta buttando in politica lasciando da parte per qualche minuto quella magistratura che Danielona e Gnazio avrebbero volentieri continuato a bombardare. Percependo aria di ritorno alle urne, Silvio ha ricominciato la sua battaglia perenne contro i “rossi”, che diventano pericolosi comunisti marxisti-leninisti-stalinisti quando vogliono tentare di introdurre la “patrimoniale” che è quella tassa che al solo nominarla fa fuggire l’elettorato di reddito medio-alto. In un paese in cui l’evasione fiscale supera abbondantemente i 50 miliardi di euro, dire che chi sta economicamente bene deve pagare una tassa suppletiva è un affronto intollerabile per cui Silvio è convinto che con questa trovata la gente non voterà mai per i partiti della cosiddetta sinistra. La fregatura (per il popolo ovviamente) è che una specie di “patrimoniale” per le piccole e medie imprese, è prevista invece nella legge sul federalismo municipale che dovrebbe essere varata a breve, subito dopo il voto della “bicameralina” che ne ha discusso i principi e il regolamento attuativo. Come sempre, insomma, Silvio ha l’abilità di accusare gli altri di malefatte che sta per compiere (o ha già compiuto) lui. Lo scenario che in questo momento Berlusconi ha di fronte non è dei più ameni né può essere paragonato ad uno squarcio dei Vedutisti veneti. Anzi. Sul piano puramente politico c’è lo scoglio della legge che Bossi vuole più di un miracolo di Sant’Ambrogio che gli ridia sembianze umane, e che non è affatto sicuro che passi. Oggi vota la bicameralina e il rischio di un pareggio (non vincolante ma politicamente significativo) c’è tutto. Bossi lo ha già detto: “Se c’è il pareggio si torna al voto”, arrogandosi ancora una volta prerogative non sue ma del Presidente della Repubblica. Dal punto di vista giudiziario invece le cose buttano decisamente male. Si stanno per riprendere i processi Mills (per la posizione stralciata a suo tempo di Berlusconi) e quello Mediatrade. E poi c’è il Ruby-gate e ci sono le nuove testimonianze e, sembra, qualche foto compromettente sugli ormai famigerati festini di beneficienza di Arcore. Ci sono centinaia di bonifici bancari e di ore di intercettazioni e di interrogatori a cui qualcuno dovrà dare una spiegazione e c’è una campagna acquisti di mezze seghe parlamentari alla quale dare una svolta. Al contrario di quanto sta accadendo al Cairo, in Italia non ci sono due milioni di persone incazzate e indignate altrimenti (morti e feriti a parte e le molotov contro il Museo Egizio), qualcosa potrebbe anche succedere. Viviamo sul serio in una paese strano, agli italiani piace vincere facile (esattamente come nella nota pubblicità) e più che dare sganassoni alle mogli, alle compagne, alle fidanzate o ai figli, i maschi italiani non sono in grado di fare. In compenso abbiamo appreso con sgomento che la ducesca finestra di Palazzo Venezia sarà riaperta. Il balcone dal quale Mussolini dichiarò guerra alla Francia e all’Inghilterra tornerà ad essere fruibile, così come la Sala del Mappamondo nella quale il Duce era solito riposare o intrattenere i suoi ospiti di prestigio. Appresa la notizia, Silvio ha fatto immediatamente sistemare un palo per la lap-dance vicino al finestrone dal quale Mussolini raggiungeva i suoi famosi orgasmi oratori. “Ghe pensi mi”, sembra abbia detto a Bondi tastandogli il culo.
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