Unipol, Mediaset e Ruby, tre processi che rischiano di mandare all’aria ogni piano del Cavaliere. Il pareggio al Senato aveva ridato speranze a Berlusconi, vi erano concrete possibilità di ‘salvarsi’ anche questa volta. Un eventuale Governissimo con il PD, ancora possibile, potrebbe sterilizzare ogni richiesta di arresto o eventuali riforme della Giustizia dannose per i suoi interessi.
Sta di fatto però che dietro l’escalation degli ultimi giorni, con Berlusconi ‘vittima’ trincerato in ospedale ed i giudici nel ruolo di ‘cattivi’ insensibili pronti ad andarlo a stanare tra le stanze del nosocomio, c’è una chiara strategia degli uomini vicini al Cavaliere. Farlo apparire come ‘perseguitato’ agli occhi dei media e della opinione pubblica, così da sensibilizzare ulteriormente i suoi fedelissimi e simpatizzanti, rendendoli partecipi del piano finale: sovvertire in qualsiasi modo le eventuali condanne in arrivo dai processi in corso. Anche perchè, in Parlamento, con la massiccia presenza del CentroSinistra e del Movimento 5 stelle, vi sono concrete possibilità di avere una maggioranza in grado di approvare leggi severe per il destino del Caimano, sempre qualora Grillo non decida di buttare a mare ogni speranza di dialogo con le altre forze politiche.
La ‘marcia’ dei parlamentari PDL al Tribunale di Milano rientra nella strategia di ‘scontro’ istituzionale:
È l’avvertimento, sia pur coperto da panni che i suoi definiscono da “statista”. Che al Quirinale viene registrato in un silenzio gelido. Perché è chiaro che tutta la strategia del Cavaliere è diretta più che alle aule giudiziarie alle stanze del Colle. E non è un caso che tutti i big del Pdl mandino a Napolitano una specie di ultimatum: “Quello che sta accadendo – dice Gaetano Quagliariello – non può non divenire oggetto di attenzione e di iniziativa da parte degli stessi vertici dello Stato, se si vuole evitare che il sistema imploda”. Identiche le parole di Lupi, Bondi, Cicchitto.
Ecco il punto. Il messaggio suona così: “O Napolitano interviene o ci sarà un clima da guerra civile”. Un conflitto istituzionale senza precedenti. Perché le chiamate in piazza contro i giudici non suono nuove. E nemmeno la sfilata della nomenklatura pidiellina davanti al tribunale di Milano. Ma palazzo Marescialli per ora non è mai stato preso di mira come una novella Bastiglia. Potere dello Stato contro potere dello Stato. Parlamentari contro organo di autogoverno dei giudici, di cui è presidente il capo dello Stato. Col caso che rimbalza in mondovisione proprio mentre si insedia il nuovo Parlamento e iniziano le trattative per la formazione del nuovo governo. E che rimbalza in Italia, anzi che rischia di creare l’inferno, proprio nel momento più difficile.
Finiremo davvero come ne ‘Il Caimano’ di Moretti?