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Bernard Werber, ancora più illuminato in paradiso, mentre in Italia la Mondadori...
Se tra i Thanas e Les Anges (vedi articolo di Luglio Viaggio al centro della morte, o le illuminazioni di Bernard Werber) Werber lasciò che trascorressero sei anni (scrivendo tutt’altro nel frattempo), ce ne vollero altri quattro perché riprendesse le fila del discorso e del suo personaggio, viaggiatore della morte e poi angelo, e lo paracadutasse tra gli dei dell’Olimpo. In una continua ricerca del “cosa c’è dopo? E dopo ancora?” Werber si avventura così in un mondo tra mitologia e immaginazione, condito di domande esistenziali e di riflessioni sul nostro mondo e la nostra storia.
Nasce così la trilogia degli Dei, con Nous les Dieux (2004), Le souffle des Dieux (2006) e il definitivo Le mystère des Dieux (2007). Di questo viaggio, l’autore ha scritto: “Quando ho iniziato questo progetto c’era innanzi tutto la volontà di raccontare la storia dell’umanità altrimenti. Con un concetto: Non vi piace questo mondo, provate ad immaginarne uno migliore e poi Trovate che Dio sia imperfetto? Cercate voi di fare meglio. E ciò è arrivato a Cercate di vedere con distanza la storia della vostra specie per capire davvero quali siano le vere poste in gioco. Semplicemente immaginando, o tentando di mettersi al posto di Dio, si capisce la Storia in modo diverso. Si deduce anche che la Grande Storia che ci è stato propinata nei manuali non è che la storia dei vincitori interpretata e arrangiata da storici di corte e propagandisti ufficiali”
Superato allora lo stadio di essere umano mortale e poi angelo, ecco che il protagonista dei Thanas si ritrova a scuola per diventare un dio, insieme ad altri 144 compagni (compresi Prouhdon o Marilyn Monroe), e guidato dai dodici dei dell’Olimpo deve creare una nuova Terra, a partire da organismi monocellulari, che dovranno diventare, nel corso della loro Storia e evoluzione, degli esseri umani. Come fare a questo punto per non ripetere gli errori commessi su quella che viene chiamata Terra 1 (ma è davvero la prima? o è – siamo – il risultato degli esperimenti di altre classi di apprendisti dei precedenti?) Ogni apprendista creerà quindi un suo popolo, a seconda della propria indole, tra quelli discendenti dai delfini e quelli discendenti dai lupi o dalle formiche operaie, e ognuno di questi popoli colonizzerà o conquisterà un territorio, parallelamente alle vicissitudini degli apprendisti. Perché il romanzo – i romanzi – qui si svolge su due livelli paralleli: da un lato la comprensione della nostra Storia attraverso quella dei nuovi popoli delle nuove Terre (una sola Terra non basterà agli apprendisti pasticcioni per arrivare a creare un essere umano) e, secondo le parole stesse di Werber, cercare di capire cosa avrebbe fatto l’Uomo al posto di Dio; dall’altra la ricerca incessante da parte del protagonista del dopo, dell’oltre, del sopra. Perché sopra tutti questi dei c’è Zeus. Ma se sopra a Zeus ci fosse ancora qualcosa? Qual è l’ultimo stadio assoluto del potere forse, ma soprattutto della conoscenza? Ed è qui che Werber, nelle ultime pagine del terzo tomo, Le Mystère des dieux, ci dà LA rivelazione, assolutamente inaspettata, assurda eppure logica al contempo. Di quei finali di libro che lasciano a bocca aperta, che ci rimandano indietro di quindici pagine per leggerli una volta ancora, che una non bastava per coglierne appieno tutta la stupefacente irreale realtà.
Ma tutto ciò al lettore italiano non è dato sapere, perché, come accennavo all’inizio dell’articolo precedente su Werber, le politiche editoriali nel nostro Pese sono quelle che sono. Ed ecco quindi la Mondadori affacciarsi timidamente su Bernard Werber, conscia dei milioni di libri da lui venduti in tutto il mondo, con la brillante idea di pubblicare il primo della serie degli dei, senza avvisare il lettore che il personaggio principale aveva già vissuto una vita terrena nonché una da angelo custode (i Thanas e gli Angeli non essendo mai stati tradotti in Italia), e, cosa ancor peggiore, senza spiegare che si trattava del primo di un ciclo di tre libri indissociabili l’uno dagli altri perché pensati insieme come un tutto. Werber stesso, dopo la pubblicazione del secondo, avvisò i suoi lettori del fatto che per l’ultimo, quello che avrebbe chiarito tutto, avrebbero dovuto aspettare due anni perché aveva bisogno di prendersi una pausa scrivendo qualcos’altro. E i lettori sono rimasti due anni col fiato sospeso, precipitandosi in libreria al momento dell’uscita di Le Mystère des dieux, facendone subito un bestseller. In Italia ovviamente le cose sono andate diversamente. Bastava leggere, all’epoca dell’uscita italiana di Omicidio in paradiso (un plauso al cretino che ha partorito questo titolo) i commenti lasciati dai lettori sul sito www.ibs.it, tutti del tipo “peccato, sarebbe stato un libro interessante, ma sembra non avere né inizio né fine”. Cito a memoria, perché nel frattempo il libro è sparito dal catalogo di ibs. Ovviamente.
Ora, io mi chiedo: colui che ha deciso in Mondadori di pubblicare questa traduzione, l’ha fatto solo leggendo i resoconti delle copie vendute in Francia e nel resto del mondo o ha anche letto il libro? Nei due casi, direi che la sua professionalità è pari a zero. E ancora: perché dare al primo volume un titolo così diverso dall’originale che induce il lettore ad aspettarsi un giallo? E infine: questo modo così poco professionale e deleterio di approcciare l’editoria è solo della Mondadori, o di tutto il mondo editoriale del nostro Paese? Tendenzialmente sarei propensa a credere che sia solo il fatto delle grandi case editrici, che hanno i mezzi per pagare l’acquisto anticipato dei diritti d’autore alle loro omologhe straniere e di rischiare una pubblicazione in perdita, senza alcun rispetto per gli autori e per i lettori.
I tre volumi Nous les Dieux (2004), Le souffle des Dieux (2006) e Le mystère des Dieux (2007). sono disponibili su www.amazon.fr in edizione originale Albin Michel o in formato tascabile Le livre de Poche.
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