Bersani alza la voce: “o con noi, o tutti a casa”

Creato il 04 marzo 2013 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Il segretario PD minaccia il comico genovese “Dica quel che vuole fare, o andiamo tutti a casa”. E Grillo ringrazia…

Una malattia sembra affliggere il segretario PD Pierluigi Bersani, e non stiamo certo parlando di quella naturale inclinazione a perdere pedissequamente ogni elezione che lo vede in campo, fatte salve rare eccezioni. La malattia in questione è la Fassinite, quel disturbo che si concretizza con sintomi ben riconoscibili: scarsa lungimiranza politica, profezia facile puntualmente smentita, offerta di fianco ben esposto all’attacco di avversari e detrattori.

E’ ormai storia il famoso proclama dell’attuale sindaco di Torino che nel 2009, quando ancora non era stato ben udito il botto del M5S, consigliò a Grillo di fondare un suo partito. Consiglio recepito, concretizzato ed eseguito: il partito di Grillo ha preso più voti di quello dello stratega Fassino. Gli sfottò dilaniano la rete: se il signor Ferrero si sente così bravo, faccia la sua crema di nocciole e vediamo chi la compra; o anche, se questo signor Shakespeare pensa di saperci fare, scriva una tragedia, la metta in scena e vediamo chi va a vederla. 

Non è certo questa la classe politica che merita il paese. E non brilla di lungimiranza la chiacchiera di Bersani, che rischia di nuocere ancor di più al Partito Democratico. Il risultato elettorale del movimento di Grillo e Casaleggio spinge a considerazioni che il segretario dimostra di ignorare. La strategia sembra delineata: far uscire Grillo allo scoperto, nella speranza di poter costruire una nuova maggioranza da fondare sulla persona di Matteo Renzi, certamente più credibile e carismatico del benzinaio di Bettola. Ma non è detto che basti: Renzi potrebbe pescare in più ambienti, centrodestra compreso. Ma è anche da valutare l’impennata di preferenze che il M5S potrebbe registrare, rubando altri voti preziosi proprio ai delusi del centrosinistra. Un nulla di fatto (forse) dal punto di vista numerico, un grosso scacco per quel che riguarda la malandata credibilità del partito di Bersani.

Grillo ringrazia: il corpo elettorale percepirebbe come un segno di debolezza l’eventuale ritorno alle urne, ed il PD farebbe un grosso favore ai grillini che uscirebbero sicuramente rafforzati. Inoltre, tra MPS, coop ed amministrazioni locali, non sarebbe impossibile immaginare un nuovo scandalo di vario tipo che potrebbe indebolire ulteriormente l’immagine traballante del partito. Sia ben chiaro che il nostro intento non è quello di “gufare”, ma è una valutazione dettata unicamente dalle esperienze Penanti e MPS.

Ma le parole di Bersani rischiano di destabilizzare ulteriormente la tenuta del partito: il ritorno alle urne, tanto paventato dal segretario PD, avrebbe come unico effetto quello di rafforzare Grillo e i Cinquestelle, poiché gli argomenti su cui si cerca di far leva sono poveri e poco comprensibili.

Istituzionalmente parlando è indubbio che la strategia del M5S possa condurre ad un collasso istituzionale: ci sono Presidenti delle Camere da eleggere, c’è un Governo da formare, un Presidente della Repubblica da inventare. I grillini non hanno ambizioni di governo, ma di controllo: troppo facile, diranno in molti. Legittimo, pensiamo noi, com’è legittimo che chiunque prometta di tutto in campagna elettorale (fatti salvi i rimborsi fiscali e i milioni di posti di lavoro).

A chi nuocerebbe di più un collasso istituzionale? Al PD, che ha ancora una volta dimostrato la sua incapacità nel riuscire a vincere un’elezione che appariva quasi dall’esito scontato, resuscitando inoltre quel Berlusconi che avevamo dato per spacciato.

Va da sé che un tale cataclisma potrebbe beneficiare ulteriormente il PdL, forte della verve comunicativo-populista del suo leader, incontrastato mattatore del palcoscenico politico in tv e alla radio. Se la campagna elettorale fosse durata altri dieci giorni il PdL avrebbe probabilmente superato di slancio il PD, con l’effetto di rendere la situazione ancor peggiore di quella attuale e di cancellare definitivamente dal panorama politico gli eredi del Partito Comunista Italiano.

Insomma, caro Bersani, le tue minacce somigliano sempre più a quelle di Casini: un “senza consenso” che alza la voce millantando un seguito che non esiste.


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