Per fortuna ogni tanto Bertinotti parla e ci rivela l’amara verità: che l’intellighenzia politica italiana, anche nelle sue parti antagoniste, critiche, alternative, ha sempre coltivato una sua natura cortigiana, nella quale frivolezza, superficialità e opportunismo non solo convivono egregiamente, ma divengono parte strutturale. Così le parole con cui il mondano Bertinotti rivela di essere un liberale con spiccate simpatie cattoliche, ci illuminano sul fatto che l’uomo di velluto forse non ha capito gran che del marxismo, del comunismo, del cattolicesimo e del liberalismo.
Ciò che s’intuisce dietro il discorso d’occasione non è una idea di mondo, non è la fatica del comprendere, ma un collage di discussioni, di impressioni, di pagine sparse, di ordini del giorno e luoghi comuni a la page: un universo non vissuto, ma recensito dove la coerenza è semplice persistenza e quest’ultima una buona occasione per essere promossi da figura marginale a padre nobile. Certo la traiettoria è un po’ banale: la fascinazione del potere e la resa al pensiero unico, sia pure attuata con la strategia dell’adultero che torna a casa cercando di eliminare i segni del peccato, frase adattissima al neo cattolico Bertinotti, lo aggregano a una vera folla di “pentiti” tanto che l’atmosfera salottiera sembra più quella del metrò nell’ora di punta.
Ma che tristezza sentire dire che solidarietà e uguaglianza sono il contrario delle libertà individuali, che diritti civili e sociali sono in contrasto, quando invece è chiarissimo, proprio in questi anni che essi sono due facce di una medesima medaglia e che senza gli uni non ci sono nemmeno gli altri, svelano tutta la muffa e la pretestuosità modaiola che si nasconde dietro il “nuovo Bertinotti”. Se si volesse fare una gara di cocotterie intelletttuale forse ci farebbe più bella figura Valeria Marini al matrimonio di Bertinotti che non il contrario.