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Bianca & Berlinguer

Creato il 13 aprile 2011 da Silvanascricci @silvanascricci

Il meglio della diretta è un salto nel tempo.

Un fotogramma.

In evidenza, Bianca Berlinguer, intervistata da Daria Bignardi alle Invasioni Barbariche.

Sul vidiwall alle sue spalle, il padre Enrico, in primissimo piano, in un vecchio “Mixer” del 1983.

Un’immagine che condensa quasi trent’anni di storia.

Un concentrato di com’eravamo e come siamo.

“La qualità a cui è più affezionato?” chiede Gianni Minoli.

E Berlinguer: “Quella di essere rimasto fedele agli ideali della mia gioventù”.

“E la cosa che le dà più fastidio sentir dire di lei?”

Il leader del Pci ci pensa un attimo, poi le labbra si aprono in un sorriso: “Che…che sarei triste”.

Il giovane giornalista televisivo di successo; il segretario del più grande partito comunista d’occidente; sua figlia che a distanza di ventotto anni ne osserva l’immagine, trattenendo le lacrime.

In fondo, non è trascorso un tempo così lungo, ma l’accelerazione impressa dalla storia negli ultimi anni proietta quelli in una lontana sempre più remota, al punto che si può parlare di mondi quasi inconciliabili e di diversi linguaggi televisivi, che si confrontano.

Berlinguer parlava di ideali della gioventù cui era rimasto fedele; oggi i giovani, disincantati e disorientati, hanno da tempo smesso di coltivare sogni, ma l’abbandono delle illusioni e l’aderenza concreta alle cose, purtroppo, non li ripaga.

Il politico in tv, allora, non era soggiogato dalla smania dell’apparire, non indugiava sulla risposta, non utilizzava lo scettro dell’oratore come occasione di propaganda, anzi, sembrava quasi volersene liberare al più presto.

Oggi, al contrario, chi conquista il microfono non lo lascia più, con il risultato che ciò che di ciò che dice non resta nulla, mentre quelle poche, scabre risposte di Berlinguer resistono negli anni: laconiche, ma del tutto informative.

Anche del personaggio.

Che la natura intimistica dell’intervista cerca di far emergere, scrostando lo stereotipo, la patina dell’uomo che non ride mai, rivelando la qualità della mitezza allegra, dello sguardo pensoso ma mai davvero triste.

Chi osasse ancora pensare che il barzellettiere logorroico di Arcore sia un personaggio carismatico, si riguardi attentamente quell’intervista: forse anche i più maldisposti riusciranno a intuire che il vero carisma non va confuso con la furbizia, il denaro e il populismo sovraeccitato.

Bianca è oggi la direttrice del Rg3, e il meglio di sé lo offre come conduttrice di “Linea Notte”.

Ospita spesso dei politici, come La Rissa o Di Pietro, che tratta quasi come degli scolaretti, con bacchetta e note sul registro: lei in piedi e loro seduti, lei severa che riposta l’ordine in classe alzando la voce, loro indisciplinati e ciarlieri che si battibeccano e in qualche caso abbandonano l’aula.

Siparietti che la Bignardi mostra facendoci apprezzare una Berlinguer volitiva e autorevole.

Nell’affettuoso e commosso sguardo rivolto verso l’immagine di suo padre, c’è un misto di riconoscenza e di private memorie, che rappresentano qualcosa di troppo intimo per poter essere indagato.

Tuttavia, se possibile, avremmo voglia idealmente di condividerle.

 (Luigi Galella – Il fatto quotidiano)



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