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La lotta contro la malattia è disperata così come il bisogno di crescere di Leo.
Le prove a cui lo sta sottoponendo la vita sono appena cominciate.
Avevo cominciato a vedere questo film per inerzia, quasi svogliatamente e la prima parte , vagamente mocciana, con una descrizione abbastanza standardizzata degli adolescenti di oggi non invogliava di certo alla prosecuzione della visione. E poi quella voce off, ne ho un po' le tasche piene di voci off che cercano di spiegare tutto , ma proprio tutto di quello che si sta vedendo, come se dovessero prendere per mano uno spettatore scemo per guidarlo attraverso il film senza azionare gli informi ammassi neuronali di cui è dotato.
Poi da Moccia siamo passati al primo Muccino, quello ancora spontaneo e verace di Come te nessuno mai e allora l'occhietto impigrito ha sollevato leggermente la palpebra.
In fondo Scicchitano non ha quell'insopportabile patata in bocca che aveva Muccino jr e funziona nel ruolo di Leo, ragazzetto bello e simpatico che dà retta solo ai suoi ormoni che tracimano letteralmente.
Poi ancora un cambio di tono: la lotta contro la malattia di Beatrice e qui viene fuori la sensibilità di un regista come Campiotti che riesce a curare una componente visiva di tutto rispetto, colorata e squillante nella prima parte e poi progressivamente svuotandola delle tonalità pastello per accondiscendere al pallore provocato dalla malattia di Beatrice.
Le lacrime convivono con i sorrisi senza forzare con prepotenza gli sbocchi dei dotti lacrimali, le parole si fanno più rade perchè in una situazione del genere non c'è nulla che si possa dire ( e neanche fare), una nube nera si addensa sulla crescita di Leo che aveva appena trovato l'amore e quasi se l'era lasciato sfuggire di mano per una crudele beffa del destino.
L'amore è però un sentimento assai misterioso e che arriva attraverso vie inaspettate.
Bianca come il latte, rossa come il sangue, dietro il titolo emo da horror adolescenziale, nasconde una sensibilità inattesa toccando con leggerezza vari temi a prima vista antitetici tra di loro come la difficoltà di crescere, le pene di amore , i fraintendimenti che ci possono essere tra genitori e figli e una malattia che può stroncare una giovane vita che si sta apprestando a vivere la parte più bella di una vita.
Niente retorica fine a se stessa, niente lacrime strappate a forza, solo uno sguardo comprensivo e complice rivolto verso questo gruppetto di giovani alle prese con la difficoltà che la vita frappone bastardamente sulla loro strada.
Campiotti riesce a muoversi equilibratamente attraverso tutte queste tematiche realizzando un prodotto più che dignitoso, convincente e che avrebbe meritato maggior fortuna.
Un po' troppo stile " Attimo fuggente" il prof di italiano recitato da Argentero e qualche perplessità sugli accenti esibiti dai vari attori: alcuni troppo improbabili per essere veri.
Ma son quisquilie per un film che riesce comunque a sorprendere e che riesce a far sopportare anche il fastidioso ronzio prodotto dai Modà nella colonna sonora.
( VOTO : 7 / 10 )
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