Il film tratto dal romanzo di Alessandro D’Avenia uscirà nelle sale il 4 aprile. I Modà come colonna sonora.
Milano – «C’è una scena. È quella di Leo e Bea che ballano. Ecco, per me un uomo e una donna che ballano sono la sintesi dell’intero romanzo, rappresentano l’armonia dell’universo. Questa scena è stata per me il più bel regalo». Così Alessandro D’Avenia parla dell’opera del regista Giacomo Campiotti, tratta dal suo primo romanzo, Bianca come il latte, rossa come il sangue (Mondadori, 2010). Il film uscirà il 4 aprile con una “Prima evento” in contemporanea in tutta Italia, anticipata da un breve concerto dei Modà (che hanno prestato al film alcune loro canzoni, tra le quali la colonna sonora, Se si potesse non morire) trasmesso in tutti i cinema collegati.
All’incontro pubblico organizzato qualche giorno fa nella libreria Mondadori, in piazza Duomo a Milano, per presentare l’iniziativa, si affollano ordinatamente centinaia di ragazze e ragazzi, età media ben sotto i 20 anni, alcuni costretti a rimanere fuori dalla sala o al piano inferiore. Le star dell’evento sono gli attori del film, Filippo Schicchitano e Luca Argentero, nel cast assieme a Gaia Weiss e Aurora Ruffino. Ma a parlare ai giovani, è soprattutto Alessandro D’Avenia. Insegnante, prima che scrittore, D’Avenia dimostra di saper toccare le giuste corde con i “suoi” ragazzi. Racconta di aver scritto il libro grazie a un’amica che ha voluto vedere in lui molto più di quel che lui stesso vedeva in se stesso. E stimola i ragazzi a coltivare i propri sogni e a credere in qualcosa di più grande. «Per me qualcosa di più grande – spiega rispondendo a una delle tante domande fatte dai ragazzi – è non aver paura di mostrare il proprio dolore».
E a proposito di paure, ecco quella più grande, la paura dell’ignoto, che per il D’Avenia scrittore si è manifestata dopo una cinquantina di pagine, quando «volevo smettere, buttare via tutto perché mi pareva uno schifo». Ma è probabilmente la stessa paura che provano tutti di fronte alle grandi decisioni della vita. Per questo «chi ti dice “lascia perdere”, “ma chi te lo fa fare”, sarebbe da prendere a calci in culo, perché è come Lord Voldemort, come i dissennatori, che vivono togliendo energia vitale». Piuttosto, ha continuato D’Avenia parlando ai ragazzi, «cercate le persone che credono in voi e vi spingono a realizzarvi perché vedono in voi le vostre potenzialità, poiché sanno vedere oltre. E credete nei vostri sogni».
Poi si torna a parlare del film. È la stessa storia del libro, certo, ma realizzata, tradotta, in modo diverso. «È un “tradimento” ben fatto – spiega D’Avenia –. Ogni attore ci ha messo del suo. A un certo punto il regista ha chiesto a tutti di smettere di recitare, solo poi ho capito perché. Così è venuta la personalità di ogni attore, e con essa una storia un po’ diversa da quella del libro, che riserverà qualche sorpresa anche a chi ha letto il romanzo». Una scelta, a dire il vero, un po’ obbligata, visto che la storia narrata nel libro non presenta molta azione. Comunque sia «è un film che vi farà ridere e piangere allo stesso tempo. Il messaggio? Il messaggio è la storia stessa – aggiunge rispondendo a un’altra curiosità dei presenti –. C’è un ragazzo che lotta contro la morte perché il suo amore sta per morire. Lotta perché ha paura di perdere il suo sogno». E così si chiude, tornando a parlare della paura, ma sempre in una chiave positiva. «Se non avessi paura di perdere il tuo sogno – dice D’Avenia a un ragazzo –, semplice, vorrebbe dire che quello non è il sogno giusto».
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