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Biogas, la bolla speculativa sta scoppiando. La giunta Salini ha azzerato la mozione salva territorio

Creato il 15 maggio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

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L’agricoltura soffre, Salini non ne sente il dolore

Ci voleva tutto il romanticismo di Carlo Marx, cantore indignado delle strategie suicide della borghesia, per salutare con gaudio l’industrializzazione dell’agricoltura! Proprio l’amministrazione provinciale però dimostra quanto contraddittorio sia il processo di sviluppo tecnologico e quanto facile per anni nasconderne i rischi, per mezzo di un’informazione accuratamente fuorviante e propagandistica.
Si gonfia la bolla speculativa del biogas sino a sfiorare l’esplosione, eppure solo alcuni cittadini, amministratori, esperti per studio o esperienza, segnalano il pericolo tramite Salviamo il paesaggio.
Il consiglio provinciale ha approvato da tempo all’unanimità una mozione (ecco il link, cliccare qui) che impegnava la giunta Salini a preservare il territorio mediante pratiche sostenibili, preso atto delle centinaia di impianti a biogas e biomasse in parte esistente in parte richieste (si parlava di oltre 200 domande). Ma sappiamo com’è ideologico il presidente Salini e come sia solito fare rispondere ad altri che il Consiglio provinciale.
Nessuno programma il numero degli impianti, nessuno pone limiti, nessuno tanto meno la giunta Salini indirizza gli investimenti in altro modo. Il Servizio Ambiente diventa suo malgrado una fabbrica di autorizzazioni e poi di diffide.
Effetti malefici della recessione. Gli imprenditori agricoli investono in energia, non in agricoltura di qualità, e scelgono la speculazione.
Sorgono nuovi impianti, più piccoli, che funzionano con altro mais, scarti, ortaggi, sottoprodotti di seconda scelta che vengono anche da molto lontano.
Sovranità alimentare? Non se ne parla! Le grandi industrie mandano in crisi le piccole, anche nel comparto agroalimentare. E le piccole si aggrappano al primo salvagente.
Il bilancio energetico degli impianti di biogas è disastroso. Zero. Non si guadagna.
Alcuni agricoltori quindi vogliono vendere: si sono indebitati in banca per costruire e la rata del mutuo pesa sempre di più. Le banche non si commuovono. Di qualunque contraddizione economica profittano con sagace vigore.
Ma perde il territorio. Non paghi il mutuo? Ti soffoca? Ci pensa la dinamica azienda straniera che ha costruito la centralina. Già che c’è si compra anche l’azienda agricola, così l’agricoltore risolve il suo problema.
Ma il presidente della Provincia no. La politica è mancata e il mercato distrugge i più piccoli: terreno e aziende s’involano verso la secessione silenziosa delle piccole e medie imprese, secessione o estinzione. Qualcuno si muove? Ci si vuol credere ancora nell’agricoltura cremonese?
Il mercato seleziona, non si ferma a pensare.

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