di Marino Magliani
Un titolo del genere mi è venuto in mente leggendo Nel cuore della notte (Del Vecchio Editore, 2011, euro 14). Un’antologia curata da Katherine Schimdt, che ha chiesto a nove scrittori italiani di raccontare la notte e a ognuno di essi ha concesso un’ora di tempo. Gli autori sono: Andrea Ballarini, Caterina Bonvicini, Bruno Morchio, Gianluca Morozzi, Sandra Petrignani, Lidia Ravera, Gianmaria Testa, Grazia Verasani e Nicola Verde, al quale è toccato di raccontarci di quando la notte è giovane. L’ultima ora, quella di Caterina Bonvicini, chiude invece l’oscurità, ma non come se togliesse un velo e apparissero le luci, (la luce non si vede), ma come se fosse la notte, e con lei la prosa di Caterina Bonvicini a convincerci del fatto che il vero velo è il giorno, e la notte è sottrazione. Che tutto passa, ci racconta Gianmaria Testa, come se se suonasse per noi una nostalgia devastante: “i giorni, i mesi, gli anni, i secoli, perfino i millenni passano… le ore no, le ore sono sempre le stesse. Navigano libere nel nulla”. Il popolo della notte, dunque, in ogni sua stagione, quota, e quindi temperatura. Un’altra cosa mi “ha impressionato. Quasi tutte le ore dei nostri nove “oratori”, consentitemi questo termine, hanno una zona d’ombra dentro l’oscurità, una scheggia impazzita nel tempo, un frammento. Alcuni, parecchi autori, ci sottopongono queste schegge con altri caratteri, in corsivo. Azzardo: come se ogni oratore, al momento di piazzarsi davanti alla sua finestra e alla sua notte, metropolitana o rurale, avesse sentito l’inquietante desiderio di frammentare ancora l’ora in qualcosa di ben più eterno del secondo e del minuto. Per uno come me, che fin da bambino si è sempre emozionato davanti alle scritte che trovava sugli intonaci scoloriti delle meridiane a ore babiloniche e italiche, lo gnonome che misurava il tempo, e le figure di Hemicyclum che cercano le linee dei solstizi e degli equinozi, questa biografia della notte, è un’autentica meridiana a camera oscura, è il foro gnomico situato in alto sopra la vetrata attraverso cui il raggio solare penetra nel Duomo di Milano e anziché il mezzogiorno segna il cuore della notte.