Birra del Borgo al Villaggio 2014

Da Gianni Tacchini @villaggiobirra

Il birrificio laziale Birra del Borgo nasce nel maggio del 2005 a Borgorose, 730 s.l.m., un piccolissimo paese in provincia di Rieti, al confine tra Lazio ed Abruzzo, nella riserva naturale dei monti della Duchessa. Leonardo di Vincenzo ne è il fondatore e l’anima, la cui competenza ormai è riconosciuta non solo entro i confini nazionali: le sue birre sono infatti già apprezzate, oltre che in Italia, anche in Inghilterra, Danimarca, USA e da pochi mesi Leonardo, ha iniziato un’avventura in Australia! La produzione è legata tutta alla alta fermentazione, con rifermentazione in bottiglia, influenzata (come afferma Leonardo stesso) dalle tradizioni brassicole inglese e belga, quelle a lui più affini. L’esperienza, se l’è fatta girando per l’Europa; la formazione, oltre che dagli studi in biochimica, gli deriva dalla frequentazione di mastri birrai tedeschi, belgi ed inglesi; la pratica, oltre che dalle prime produzioni casalinghe, dalla sostituzione per un lungo periodo di Mike Murphy, mastrobirraio del birrificio romano Starbesse nonché amico personale di Leonardo.

Leonardo è una pietra miliare nella storia della birra artigianale italiana. Oltre ad essere considerato tra i migliori birrai italiani dietro i progetti del Birefud di Roma, dell’Open Baladin di Roma, del No.Au di Roma, della Taberna di Palestrina (RM). del Bir&Flut di Torino, della Birreria di New York (il brewpub all’ultimo piano di Eataly NY, in piena Manatthan) c’è la sua mano.

Anche lui si presta al gioco delle “domande”.

Come sei diventato un mastrobirraio?
In realtà non mi sento un mastrobirraio, perché non ho fatto nessun corso ma il tutto è iniziato da homebrewer una quindicina di anni fa. Poi una prima esperienza di lavoro presso lo Starbess di Roma quando c’era Mike Murphy mi ha illuminato.

Quando hai avuto l’illuminazione?
Durante il dottorato di ricerca in Biochimica, poi ho voluto tramutare una passione in lavoro.

A chi ti sei ispirato (persona o birrificio o..)?
Mi sono ispirato molto alla scena italiana di una decina di anni fa, ma anche in tutti i birrifici visitati nei numerosi viaggi in Belgio ed Inghilterra

Qual’è la prima birra che hai fatto e con quali risultati?
La prima birra che ho realizzato è stata la Re Ale. I risultati fin dall’inizio sono stati buoni

Cosa avresti fatto se non fossi diventato un birraio?
Il Biochimico

Quale birra di un’altro birrificio avresti voluto uscisse dal tuo?
La Mummia di Montegioco, la Saison Dupont e la Rochefort 10

Qual’è il luppolo che preferisci?
Cascade

Come descriveresti il tuo birrificio in 3 parole?
Re (thinking) ale !

Qual’è il segreto per fare il tuo mestiere?
Passione ,pazienza, creatività

Che cosa secondo te i birrai italiani fanno bene / male?
Grande eleganza, creatività, uscire fuori dagli schemi e dagli stili.
Il male è che non c’è un fronte comune, molte divisioni.

Il miglior abbinamento birra/cibo?
Gueuze Cantillon con gorgonzola di latte crudo di capra

Quale nazione sta’ facendo le migliori birre in questo momento?
Italia

Un consiglio per gli homebrewers?
E’ l’hobby più bello che esista. Divertitevi e sperimentate!

Qual’è la tipologia di birra più difficile da brassare?
Pils a tripla decozione luppolata continuativamente con le aggiunta di castagne

Hai un aneddoto divertente sul mondo della birra?
Da homebrewer inviai la mia Re Ale a Kuaska per avere un feedback, mi richiamò dopo qualche giorno per spronarmi

Re Ale Extra

Una IPA american style con i controfiocchi, la Re Ale con la variante nei luppoli (Amarillo e Warrior): bellissimo il naso, tanta frutta esotica, agrumi, una resina pinosa davvero fresh, schiuma spettacolare, cremosa e persistentissima, accattivante il colore, di un dorato/pesca moderatamente velato. Corretta e piena al gusto, elegante perchè non troppo insistito il morso luppolato, corretta e non troppo consistente la base maltata, bella la speziatura da lievito belga. 6.2% alc. vol,

My Antonia

una splendida birra, la My Antonia, realizzata per la prima volta nel 2008 a Borgorose in partnership fra Leonardo di Vincenzo e Sam Calagione della Dogfish Head. Una Imperial pils: basta la parola. Una produzione particolare, dalla inusuale (per una pils) gradazione alcolica di 7,5°, arricchita da una luppolatura continua di 60 minuti con i luppoli Simcoe, Warrior e Saaz. a continuare! 7.5% alc. vol.

Rubus

Rubus idaeus più conosciuto come lampone è l’attore protagonista di questa birra. La birra di partenza è la Duchessa a cui vengono aggiunti lamponi freschi in una quantità di 100 grammi litro. I lamponi innescano una fermentazione selvatica che conferisce alla birra un carattere unico con un’acidità piuttosto spiccata e ben equilibrata dai profumi di frutto di bosco. (www.birradelborgo.it) 5.8%alc. vol.

Etrusca

Leonardo Di Vincenzo, Teo Musso e Sam Calagione sono andati alla ricerca dell’origine della birra ricreando una prodigiosa ricetta ispirata alle antiche bevande fermentate. Usando ingredienti decisamente insoliti per una birra (nocciole, melograni, resina naturale, miele…) sulla base dei ritrovamenti archeologici, ogni birrificio ha scelto un metodo di fermentazione diverso. A Borgorose l’Etrusca ha riposato in grandi anfore di terracotta. Il risultato è un vero e proprio “reperto archeologico”. (www.birradelborgo.it) 9.3% alc. vol.

Duchessis

Due protagonisti: Leonardo di Vincenzo, nume tutelare del Birrificio del Borgo, e Jean van Roy, mastro birraio di Cantillon (basta il nome). L’idea? Fare un blend fra due prodotti: il lambic di Cantillon (non c’è bisogno di commenti) invecchiato di un anno e la delicata Duchessa, brassata con il farro del parco regionale della Duchessa (appunto). Le percentuali? 18% di lambic e 82% di Duchessa. Il risultato? Decisamente ottimo: nella Duchessic il lambic, di suo un po’ ostico, riesce ad integrarsi in maniera ammirevole con la delicatezza intrinseca, esaltandone la parte fruttata. 5.3% alc. vol.


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