sono giorni tritatutto, torno a casa quando alle dieci di sera, quando alle nove, per ripartire la mattina alle sei.
i treni sono impazziti, gli autobus sono impazziti, tutti sono impazziti.
io ciondolo da un seggiolino di bus a uno di macchina a uno di treno e mi pare di essere in un frullatore dove piove sempre.
e mi succedono cose imbarazzanti.
avete presente quando uno esce da una stanza urlando: “me ne vado!” e poi si rinviene che si è dimenticato il cappotto?
stamani sono arrivata al lavoro incavolata come una cincia.
ieri sera mi ero accapigliata con una collega e per fortuna che eravamo al telefono.
vuole una mail la collega. bene! gliela mando.
una bella mail al vetriolo, mettendo in copia anche altri colleghi coinvolti e il mostrobestia.
“cara pinca,
come sai il documento che devo preparare per il tuo ufficio necessita di alcune informazioni che ho elencato in un documento e che metto in allegato a questa mail.
(…)”
e poi parto, gelida e serissima, a spiegare come mai non posso fare a meno di quelle informazioni, a dire che non può chiedermi di fare una cosa senza sapere quelle informazioni lì e pitipim e patapam e di vì e di là e di sù e di giù, e borda e riborda. tutta compitissima super serissima incavolatissima.
chiudo la mail, firmo.
“sei sicuro di inviare?” mi chiede il fido COMPIUTE.
“sì, porcodiavolo!”
invio.
clic.
…
…
l’allegatoooooooooooooooooooooooooooooooo!