Magazine Cinema

Black Edwards, il maestro della commedia

Creato il 22 dicembre 2010 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Blake-Edwards

Ottantotto anni vissuti intensamente, un amore sfrenato per la vita, la cultura, il cinema, per il quale, alla fine, si ritrova a firmare quasi quaranta pellicole da regista, e più di quaranta da sceneggiatore. Numeri da peso massimo quale era.

Nato fra le fila di Richard Quine, è stato padre di uno stile comico il cui capostipite porta il nome di Hollywood party, con un travolgente Peter Sellers che, seguendo la regia di Blake Edwards, insegna a degli ingessati anni sessanta e settanta come si può sconsacrare, anche in modo irriverente, il ricco mondo di Hollywood, che tanto ha fatto patire il regista, per il quale è sempre esistito un rapporto di odio ed amore con gli studios. Ma per chi sa scavare un po’ più a fondo c’è anche una regia seria, a volte volutamente autobiografica, ma comunque sempre di qualità. Non sempre acclamata e riconosciuta dalla critica alla quale non ha mai ceduto nulla, restando sempre sulle proprie volontà, scontrandosi a volte con molti per non dover accontentare mai nessuno.

Una qualità che si ritrova anche nelle sue commedie, divertenti si, irriverenti a volte, ma comunque sempre composte, disciplinate, sofisticate e volutamente ricercate.

Una vita per il cinema nata nelle vesti di attore e sceneggiatore per alcuni progetti che non gli calzano più di tanto e che però gli servono per conoscere l’ambiente e per instaurare delle amicizie come quella di Enrico Mancini, compositore e musicista che firmerà per lui molte colonne sonore.

Passa, subito dopo questo breve periodo d’esordio, dall’altra parte della macchina, dove nel 1955 firma il musical Quando una ragazza è bella per poi arrivare ad uno dei primi grandi successi, quattro anni dopo, con il film Operazione sottoveste, dove già si intravedere il piglio comico e la mano vellutata che fa di questioni molto serie e di personaggi ingessati un bersaglio per la sua satira. Il vero successo arriva con il celeberrimo film Colazione da Tiffany che fra i tanti premi vinse l’oscar per la migliore canzone: Moon river, cantata da una indimenticabile Audrey Hepburn, e che lo fa avvicinare all’olimpo degli dei del cinema Hollywoodiano.

E poi ancora altri film di passaggio che lo fanno crescere sempre più e che fanno crescere anche l’attesa d’un capolavoro che eguagli Colazione da Tiffany, fino ad arrivare a La pantera Rosa, che sancisce l’inizio d’un lungo rapporto lavorativo e d’amicizia con l’attore inglese Peter Sellers, con il quale condividerà molto della sua carriera d’attore. Questo film darà anche il La per l’inizio di una serie di pellicole che, come personaggio principale, avranno l’ispettore Clouseau, come ad esempio Lo sparo nel buio (1968). Attore e regista, in questo caso, legano fin da subito e fra Sellers ed Edwards nasce un rapporto saldo ed allo stesso tempo controverso, portandoli spesso a litigi e disaccordi. L’uno spesso si ritrova geloso dell’altro, come lo stesso Edwards, che spesso farà sentire il suo disaccordo a causa dell’attenzione mediatica e del successo riservati esclusivamente al personaggio, all’attore, invece che al regista e all’ideatore.

Alcuni anni più tardi, con una maturità data dall’esperienza, un’attenzione maggiore dei produttori verso di lui e ad alcuni progetti in principio scartati, produce S.O.B. (Son of Bitch, 1981) e 10, che sono fra i suoi film più introspettivi e personali, in cui si riconosce la volontà di espressione, la necessità ed il genio della regia. Sono anche due dei film che Blake Edwards realizza insieme alla moglie attrice Juily Andrews, che dopo i film blockbuster dai quali giunge, decide di lavorare quasi esclusivamente con e per il marito, trovandosi a dover cambiare spesso il genere.

Arriveranno, sempre insieme, al controverso Victor Victoria nel 1982, amato molto dal pubblico e meno dalla critica, candidato a sette premi oscar di cui ne vincerà uno, e che farà entrare anche July Andrews nel ricco mondo delle icone gay. Una donna che per non morire di fame ed arrivare al successo, interpreta un uomo che finge di essere una donna. Una storia ironica e travolgente, sempre sull’orlo della battuta ed una regia impeccabile.

Ma Edwards era un uomo di grande onestà morale e di assoluta serietà. Qualità che lo portano, durante la lunga vita nel cinema, ad avere attriti con attori, sceneggiatori e produttori, i quali finiranno così  per allontanarlo dalla splendente Hollywood, e dal quel mondo che in fondo lo costringeva un po’ a cambiare. Arriva, dopo questo periodo buio, in Inghilterra, con la consorte Andrews, per la quale dirige film e programmi televisivi con più serenità ,anche per la sua vita, oltre che per i suoi progetti. Ma, dopo Victor Victoria, la mano del regista che continua a girare, fissa sulla macchina da presa, non incontra più molto favore, soprattutto quello della critica e dei botteghini, specialmente con intrigo a Hollywood (1988) e Il figlio della pantera rosa (1993), che concludono la sua carriera da regista. Come ultimi lavori personali dal 1995 si cimenta con il teatro nell’opera di trasposizione di Victor Victoria che, sempre con a capo la moglie, a seguito di alcuni scandali ed un successo derivato dal film, produrrà sempre molto successo. Ancora una volta però è ostacolato dalla critica che distorce le scelte registiche dello spettacolo di Edwards, e favorisce la prima attrice a discapito del regista, come in precedenza con altri suoi protagonisti. Fino a delle interruzioni forzate e la definitiva sospensione dello spettacolo, a volte per decisioni di Edwards, ed a volte per la salute vocale (gravemente danneggiata) della moglie.

Un uomo forte e tenace. Un uomo che non ha mai ceduto campo ai suoi nemici, ai suoi produttori, ai critici e a tutti coloro che ne volevano limitare, cambiare o distorcere la regia. Un regista da prendere ad esempio, un peso massimo che non verrà dimenticato.

Matteo Scarrone


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :