Magazine Diario personale

Black Friday a Barcellona

Da Giulia Calli @30anni_Giulia

Non so perché, ma mi sembra che quest'anno si sia parlato moltissimo di questo famigerato Black Friday a Barcellona. È successo anche l'anno scorso? Non me ne sono accorta, presa com'ero da ben altri pensieri che mi portavano molto lontano da queste coste iberiche. Mi fa comunque impressione notare come certe attitudini si radichino così in fretta e qualcosa di sconosciuto come gli sconti a novembre, diventino d'improvviso un must have anche da questa parte dell'Oceano.

Non so in Italia, ma a Barcellona i negozi erano tappezzati da giorni con messaggi invitanti ai grandi affari del venerdì nero. E cosa fai, ti potevi perdere l'occasione di sgomitare nei centri commerciali per accaparrarti il maglioncino H&M da regalare a tua cugina che ti costa 6 euro invece che 7? Non morivi anche tu dalla voglia di fare un'ora di fila per poter entrare in un camerino puzzolente e calpestare fogli di carta velina e rifiuti come dopo un concerto al Forum di Assago?

Non ho esitato minimamente a stare alla larga dal centro città in quel famigerato venerdì. Solo l'idea della fiumana umana in Io sì, mi sono persa questa grande occasione. Portal del Angel mi fa venire il voltastomaco, e non solo in questa occasione. Ho lavorato come una topina da biblioteca sul divano tutto il giorno, per poi lasciare le redini verso le 19, quando ho detto al Guerriero

Spiazzo catartico, il BruumRumm è un'installazione che si trova sotto la Torre Agbar e di fronte al Mercato dels Encants. Funziona solo la sera, d'inverno dopo le 18:30; consiste in una serie di led multicolore che si accendono al ritmo dei rumori ambientali e delle voci soffiate dagli altoparlanti a bordo piazza. Più gridi dentro a questi moderni grammofoni, più i led sballonzolano sotto i tuoi piedi. È catartico, dicevo, anche solo da vedere in azione.

Quello che non sapevo, è che questa piazza la sera (tutti i venerdì forse?) diventa un mercato a cielo aperto. E non è il solito mercatino hipster di seconda mano, di quelli che ormai sono di casa a Barcellona. È un mercato di sopravvivenza. Te ne rendi conto pochi secondi dopo aver iniziato a camminare fra i venditori che stendono la mercanzia su un lenzuolo.

Ci sono scarpe di ogni misura, giubbini di piume, bambole spelacchiate e dinoccolate, oggettini di poco conto, pentole per la cucina. Cose così. Non è una seconda mano pulita e vintage, no: ti accorgi in fretta che si tratta di quei vestiti che vengono donati nei contenitori dell'Humanitas o delle scarpe abbandonate al lato di un cassonetto.

I venditori arrivano a turni, con i sacchi caricati in spalla. Appena uno di loro svuota il contenuto del suo fagotto, una folla gli si raduna intorno. Sono mamme che misurano a occhio la grandezza di un piumino rosso taglia 5 anni, padri che cercano nel mucchio una bambola che abbia entrambi gli occhi, bambini che stringono per mano la sorellina più grande mentre i genitori contrattano il prezzo di uno stock di vestiti.

Io che sono lì perché volevo distrarmi da una giornata di lavoro intensa, mi trovo circondata da questo afflato di umanità che fa shopping nell'unico modo che può permettersi. Non ci sono spinte, ne isterismi, ne malumori. Con calma si soppesa la merce, si contratta il prezzo e si spera di fare un bel regalo ai propri bambini, che si possono sognare la letterina a Babbo Natale.

Il Black Friday a Barcellona è veramente nero: ancora una volta questa città ti tira fuori a calci dall'illusione che la vita qui sia un barcollare di neon colorati che rallegrano una serata.

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Black Friday a Barcellona

Non so perché, ma mi sembra che quest'anno si sia parlato moltissimo di questo famigerato Black Friday a Barcellona. È successo anche l'anno scorso? Non me ne sono accorta, presa com'ero da ben altri pensieri che mi portavano molto lontano da queste coste iberiche. Mi fa comunque impressione notare come certe attitudini si radichino così in fretta e qualcosa di sconosciuto come gli sconti a novembre, diventino d'improvviso un must have anche da questa parte dell'Oceano.

Non so in Italia, ma a Barcellona i negozi erano tappezzati da giorni con messaggi invitanti ai grandi affari del venerdì nero. E cosa fai, ti potevi perdere l'occasione di sgomitare nei centri commerciali per accaparrarti il maglioncino H&M da regalare a tua cugina che ti costa 6 euro invece che 7? Non morivi anche tu dalla voglia di fare un'ora di fila per poter entrare in un camerino puzzolente e calpestare fogli di carta velina e rifiuti come dopo un concerto al Forum di Assago?

Non ho esitato minimamente a stare alla larga dal centro città in quel famigerato venerdì. Solo l'idea della fiumana umana in Io sì, mi sono persa questa grande occasione. Portal del Angel mi fa venire il voltastomaco, e non solo in questa occasione. Ho lavorato come una topina da biblioteca sul divano tutto il giorno, per poi lasciare le redini verso le 19, quando ho detto al Guerriero

Spiazzo catartico, il BruumRumm è un'installazione che si trova sotto la Torre Agbar e di fronte al Mercato dels Encants. Funziona solo la sera, d'inverno dopo le 18:30; consiste in una serie di led multicolore che si accendono al ritmo dei rumori ambientali e delle voci soffiate dagli altoparlanti a bordo piazza. Più gridi dentro a questi moderni grammofoni, più i led sballonzolano sotto i tuoi piedi. È catartico, dicevo, anche solo da vedere in azione.

Quello che non sapevo, è che questa piazza la sera (tutti i venerdì forse?) diventa un mercato a cielo aperto. E non è il solito mercatino hipster di seconda mano, di quelli che ormai sono di casa a Barcellona. È un mercato di sopravvivenza. Te ne rendi conto pochi secondi dopo aver iniziato a camminare fra i venditori che stendono la mercanzia su un lenzuolo.

Ci sono scarpe di ogni misura, giubbini di piume, bambole spelacchiate e dinoccolate, oggettini di poco conto, pentole per la cucina. Cose così. Non è una seconda mano pulita e vintage, no: ti accorgi in fretta che si tratta di quei vestiti che vengono donati nei contenitori dell'Humanitas o delle scarpe abbandonate al lato di un cassonetto.

I venditori arrivano a turni, con i sacchi caricati in spalla. Appena uno di loro svuota il contenuto del suo fagotto, una folla gli si raduna intorno. Sono mamme che misurano a occhio la grandezza di un piumino rosso taglia 5 anni, padri che cercano nel mucchio una bambola che abbia entrambi gli occhi, bambini che stringono per mano la sorellina più grande mentre i genitori contrattano il prezzo di uno stock di vestiti.

Io che sono lì perché volevo distrarmi da una giornata di lavoro intensa, mi trovo circondata da questo afflato di umanità che fa shopping nell'unico modo che può permettersi. Non ci sono spinte, ne isterismi, ne malumori. Con calma si soppesa la merce, si contratta il prezzo e si spera di fare un bel regalo ai propri bambini, che si possono sognare la letterina a Babbo Natale.

Il Black Friday a Barcellona è veramente nero: ancora una volta questa città ti tira fuori a calci dall'illusione che la vita qui sia un barcollare di neon colorati che rallegrano una serata.

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Black Friday a Barcellona

Ciao Marta, no il Black Friday non è più appannaggio degli anglofoni, finalmente ha espatriato nel resto del Mediterraneo...ci mancava eh?! Ha si è stato un flop in Scozia? Ne sono contenta! Sarei curiosa di sapere se lo è stato anche qui a Barcellona.

te pensa: ero a milano per lavoro venerdi scorso...e non ho fatto shopping!!! due anni fa, quando stavo a terrassa, neanche sapevo cosa fosse il black friday. Accidenti, ogni tuo post mi fa mancare la catalunya da morire

Black Friday a Barcellona

Giulia. Trent'anni e qualcosa, dopo una separazione e molti traslochi, ora vivo in una scatola di fiammiferi di fronte al mare di Barcellona (♥). Ogni tanto riempio uno zaino e vado a esplorare il mondo. Se sono ben accompagnata ne sono felice, altrimenti cammino benissimo da sola. Per avere più dettagli clicca qui.

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