La miniserie televisiva che parla di futuro e tecnologie per mettere in luce i nostri istinti primordiali.
di missannanever
Black Mirror è la miniserie britannica di Charlie Brooker, trasmessa per la prima volta nel dicembre 2011 e arrivata in Italia ad Ottobre su Sky. Tre episodi, tre capitoli completamente autonomi tra loro per trama e cast con un unico filo conduttore : il lato oscuro della tecnologia. Demonizzare la tecnologia è un gioco piuttosto facile, è una risposta che abbraccia universalmente la paura di ciascuno di noi del nuovo, del progresso, della perdita di abitudini consolidate, una condanna che ottiene un po’ il consenso di tutti. Quando si parla di tecnologia mi aspetto generalmente la solita cantilena ipocrita su quanto siamo legati e condizionati dai nostri oggetti ultramoderni, oggetti a cui in fondo nessuno di noi rinuncia per comodità e vantaggi (e sono tanti). Questa premessa spiega l’atteggiamento scettico con cui un pomeriggio ho deciso di dare una chance a questa “trilogia della morale” che si è rivelata una pugnalata emotiva.
Primo episodio – Messaggio al Primo Ministro (The National Anthem) – Nei primi cinque minuti mi sono chiesta perché non ho dato ascolto allo scetticismo di cui sopra. Il Primo Ministro Michael Callow viene svegliato da una telefonata che lo avvisa che la principessa Susannah è stata rapita. Nessun atto terroristico, nessun riscatto, per la liberazione della ragazza c’è una richiesta assurda, incredibile, inaccettabile : il Primo Ministro dovrà avere un rapporto sessuale con un maiale in diretta tv, senza inganni o strategie, entro 24h. Superato lo shock e perplessità iniziale si è completamente catapultati in una corsa contro il tempo per sapere quale sarà la scelta di una figura pubblica e istituzionale che dovrà bilanciare politica, famiglia, consensi, etica e nausea. Il video della principessa rapita che spiega quali sono le modalità del suo rilascio rimane su youtube per 9 minuti, tempo sufficiente a rendere ciascun inglese informato della vicenda. Diversi sono i protagonisti di questo gioco malato : la stampa, alla ricerca spasmodica di informazioni e opinioni, il primo ministro, dilaniato dall’idea che la carriera e la vita di una ragazza dipendono da quella orribile scelta, il pubblico, curioso e volubile nel cambiare repentinamente pareri che pesano come un macigno sulla scelta finale, la moglie del primo ministro scoraggiata da un’ amara consapevolezza, “we love humiliation”. L’opinione pubblica è completamente consumata nella virtualità, strani giochi di censura, personaggi crudi e spietati. Molto umano.
Secondo episodio – 15 Milioni Di Celebrità ( 15 Millions Of Merits) Abbandonata l’ansia dei minuti contati dell’episodio precedente ci si butta in un mondo opposto, un mondo claustrofobico, in un ipotetico futuro dove il tempo non passa mai. Un no time no space e un grande edificio in cui gli uomini devono pedalare su cyclette numerate per ottenere dei punti tramite cui si possono pagare servizi e beni d’ogni genere. Una prigione tecnologica in cui l’uomo, che quando non pedala vive in una cella, è circondato da giochi violenti, avatar, canali pornografici, oggetti virtuali che partecipano ad un meccanismo vuoto e svilente che trasforma gli uomini in zombie.
Un giorno, uno dei tanti, tutti terribilmente uguali, il protagonista decide di spendere tutti i suoi punti per comprare alla ragazza di cui si è invaghito la possibilità di un provino per uno talentshow, che sembra essere l’unica via di fuga dalla prigione. L’apice della drammaticità è in un finale che distrugge qualsiasi forma di speranza, il meccanismo da cui vogliono evadere ha ormai inquinato il mondo e loro due si troveranno ad essere completamente inglobati in logiche malate e perverse, completamente sfruttati e spiritualmente morti.Terzo episodio – Ricordi Pericolosi ( The Entire History Of You) – Finalmente vediamo il cielo. Una casa, un giardino, uffici e cene tra amici, nel futuro. Gli uomini sono dotati di un microchip posto dietro le orecchie che, come una telecamera, registra tutto ciò che gli occhi vedono, scene di vita salvate come file su un computer e gestite da un telecomando. I ricordi possono essere visti, rivisti, cancellati a piacimento del proprietario del microchip. Una manipolazione concreta della memoria che ricorda vagamente “ Se mi lasci ti cancello”.
Liam, il protagonista inizia ad insospettirsi per un’ insolita intesa tra sua moglie Ffion e un suo ex fidanzato. Il seme del dubbio genererà in lui una ricerca ossessiva nei suoi ricordi e in quelli della moglie di indizi e prove. La morbosità della curiosità di Liam procede con un crescendo che sfocia in un finale colmo di malinconia.Condanna alla tecnologia sì, ma terribilmente reale. Black Mirror è davvero uno specchio in cui guardarci e mettere in gioco noi stessi, facendoci domande scomode su come avremmo reagito davanti ad un video con un rapporto sessuale tra un uomo e un animale o su come potremmo comportarci con un telecomando di gestione della memoria. Una serie da evitare se si teme di non riuscire ad accettare ciò che lo specchio potrebbe riflettere.
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