commento di Antonio Valerio SperaSummary:
Passato con successo all’ultimo Festival del Film di Roma, Black or White segna il ritorno sul grande schermo per Kevin Costner. Un ritorno che ci regala un attore che non ha paura di abbandonare i personaggi tutto d’un pezzo tipici della sua carriera cinematografica e che, al contrario, ha il coraggio di rimettersi in gioco con un ruolo difficile, complesso e ricco di sfumature.
L’attore di Balla coi lupi e di Waterworld interpreta infatti Elliott Anderson, un vedovo alcolizzato che si ritrova coinvolto nella battaglia legale per la custodia della nipote Eloise, che ha contribuito a crescere. In “lotta” con lui c’è la nonna paterna Rowena Jeffers (interpretata dal premio Oscar Octavia Spencer) e il cugino avvocato della ragazza (Anthony Mackie). La sfida legale si fa difficile e oltre alle questioni personali entra in gioco anche quella razziale, dato che la famiglia paterna di Eloise è afroamericana.
«Black or White prima di tutto è un film sulla famiglia», racconta il regista Mike Binder. «L’idea è nata da un’esperienza personale. Io e mia moglie infatti abbiamo contribuito alla crescita di un nostro nipote “biracial” che aveva perso i genitori e la sorella. Abbiamo pensato che fosse un buon punto di partenza per una storia e così è nato il film».
Il pensiero di affidare il ruolo principale a Kevin Costner è stato immediato, dato che Binder aveva già diretto l’attore nel 2005 in Litigi d’amore: «Io e Kevin siamo amici – prosegue il regista – e lui ha messo tanto di suo nel film, non solo perché è la star di questa pellicola, ma anche perché l’ha prodotta».
A metà tra legal thriller e dramma sociale, con sprazzi di delicato umorismo, Black or White tratta un tema delicato e quanto mai attuale come il razzismo, dunque, ma si approccia ad esso in modo differente rispetto al resto della produzione statunitense degli ultimi anni. Il film infatti prova ad osservare il problema razziale nella sua “degenerazione”, raccontando cioè una di quelle situazioni in cui esso in realtà non dovrebbe essere tirato in ballo. «Non c’è niente di coraggioso nel produrre un film come Selma» – dichiara Binder, che torna dietro la macchina da presa a sette anni di distanza dall’ottimo Reign Over Me. «Quello è un film ben fatto, ben interpretato, con una storia che tutti conosciamo e che sicuramente è necessario portare sullo schermo. Ma non c’è nessun rischio dietro un prodotto del genere. Black or White invece prova cerca di offrire un punto di vista poco trattato».
Una strada non semplice quella intrapresa dell’autore, ma sposata e condivisa con entusiasmo dal suo interprete: «Tutti abbiamo difficoltà con il tema razzismo – dichiara Costner – spesso si confonde il razzismo con il semplice disaccordo solo perché magari una delle persone coinvolte è di colore». Ma se questo tema centrale del film ha rappresentato il motivo principale per cui il divo americano ha deciso di interpretare il personaggio di Elliott, per gli studios invece esso ha solo alimentato i dubbi: «Nessuno voleva farlo – prosegue l’attore – così ho detto a mia moglie che l’avremmo dovuto produrre noi. Avrei pagato per interpretare la scena finale in tribunale, e così è stato».
Il film è uscito a fine gennaio in patria ed ha incassato 20 milioni di dollari. Non una cifra eccezionale, ma ottima se si considera l’esiguo budget produttivo di 9 milioni di dollari: il giusto riconoscimento per Binder e Costner e una bella rivincita sugli studios.
di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net