Sofia Coppola torna sul grande schermo con una nuova storia sull'adolescenza oggi senza usare troppi fronzoli e strane metafore.
Rebecca, Mark, Nicki, Sam e Chloe non sono i classici sbandati dei sobborghi americani. Sono i figli della ricca borghesia che popolano le strade di Los Angeles vivendo accanto alle più grandi star del momento. Questa vicinanza e uno straziante disadattamento sociale provoca nelle teste di questi adolescenti una voglia sfrenata di emulare, in tutto e per tutto, le loro icone di stile e di vita. E quale modo migliore per raggiungere questo scopo se non quello di entrare nelle case dei VIP e impossessarsi della propria roba? Borse Louis Vuitton, gioielli, Rolex, capi da urlo, Chanel, Lobutine…ogni sera una casa diversa, ogni sera una voglia di possessione differente.
Guardare Bling Ring ti lascia piuttosto perplesso, esterrefatto. E i motivi sono tanti. Prima di tutto la storia: 5 adolescenti si ritrovano a placare il loro senso di appartenenza al mondo del glamour andando a “fare shopping” nelle case delle più chiacchierate star del momento. E qui ti chiedi: “Ma perché?In fondo siete ricchi e una Louis Vitton ve la potete far regalare a Natale senza troppi problemi”. In realtà, ti fanno anche simpatia: alla fine sono dei piccoli Robin Hood: rubano ai ricchi e danno a loro stessi, un po' più poveri dei primi. E in più non ti lasciano la casa devastata.
Il secondo motivo riguarda la naturalezza dello sviluppo della storia: questi cinque ragazzetti non sono assolutamente preoccupati del fatto che stanno commettendo dei veri e propri furti. Non è l'adrenalina che si agita nel loro sangue quando la paura o il senso di illegale è dietro l'angolo, ma ciò che li muove è semplicemente la loro impressione di essere parte integrante di un mondo illusorio. Per loro “fare shopping” a casa di Paris Hilton è di una banale normalità come andare a casa di un'amica e chiederle in prestito qualche vestito per il weekend alle porte.
Il terzo motivo di confusione è la figura dell'unico ragazzo della banda: Marc. Non si capisce se è gay oppure no: no che sia rilevante ai fini della storia sia chiaro, ma risulta un po' eccessivo e fastidioso il leit motiv rappresentato da un paio di décolleté color aragosta. E anche qui ritorna la domanda di prima: ma perché???
Il quarto motivo (e direi che per motivi di spazio e di eventuale noia, mi fermerei qui) riguarda la messa in scena della Coppola. Bling Ring, di per sé non è un cattivo film: se da un lato si può apprezzare la maestria di raccontare una storia amorale e degenerata come questa senza giudicare ma lasciando che la macchina da presa osservi e non condanni i protagonisti, dall'altro lato ci si chiede il senso di fare un film in questo modo. Bling Ring non è un documentario che tenta di ispezionare i lati più nascosti del genere umano; non è un thriller dove occorre scoprire il colpevole o lottare con i “buoni” per scovarlo; non è un dramma perché l'aspetto psicologico è solo sfiorato in alcune scene…Di cosa si tratta, insomma? Un insieme di tutti questi generi, un ibrido?La risposta immediata è: mah…
L'unica cosa certa è che se siete dei veri fashonisti, i vostri occhi brilleranno davanti a “co tanta roba”.
UN GENERICO PRIMA E DOPO LA VISIONE
Dr. Katherine Stevens
Regia di Sofia Coppola – Cast: Israel Broussard, Katie Chang, Taissa Farmiga, Claire Alys Julien, Georgia Rock. Nazioni: USA, Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone. Anno: 2013 Durata: 90'