La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per il blitz alla scuola Diaz avvenuto nel 2001 durante il G8 di Genova, sentenziando il reato di tortura.
Il 7 aprile scorso i Giudici della Corte europea di Strasburgo hanno condannato l’Italia per violazione dell’articolo 3 della Convenzione sui diritti dell’uomo, affermando che il blitz alla scuola Diaz da parte della Polizia di Stato operato nel 2001 “deve essere qualificato come tortura”.
Dunque, dopo 14 anni, la Corte di Strasburgo accusa lo Stato italiano di essere un torturatore e lo fa con con parole molto dure. Insomma, una brutta sentenza per una brutta vicenda.
Siamo stati condannati come Nazione, non solo per quanto è stato fatto ad uno dei manifestanti, tale Arnaldo Cestaro, quello che ha sporto poi la denuncia ed ha avviato tutta la battaglia presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, ma anche perchè l’Italia non ha una legislazione adeguata per punire il reato di tortura. Sapevamo di questo buco ed infatti il Parlamento sta tentando in extremis di ovviare.
Uso eccessivo della forza nel blitz alla scuola Diaz.
Quello che è accaduto a Genova, durante i giorni del G8, tra le 22 e la mezzanotte del 21 luglio 2001, ormai lo sappiamo tutti. Una città in guerra, devastata, con le forze dell’ordine mandate al fronte per fermare l’avanzata di antagonisti, no-global, black bloc, violenti e delinquenti di ogni genere, anche incappucciati, armati di spranghe e altro. Dopo giorni di questi scontri l’epilogo fu il blitz alla scuola Diaz, dove gli agenti andarono a cercare i manifestanti e dove volarono botte e manganellate. Di sicuro sbagliarono, andarono oltre la loro missione, esercitando un uso eccessivo della forza.
Adesso la Corte di Strasburgo sentenzia che la Polizia ha compiuto atti di tortura. L’episodio di violenza del blitz alla scuola Diaz fu sicuramente una risposta esagerata, in cui i poliziotti sfogarono il peso e la rabbia della violenza subita per tutti i giorni del G8 e lo fecero in modo inammissibile. Ma un conto è condannare questi poliziotti, un altro è condannare tutti i poliziotti, quelli che ogni giorno vengono mandati alla guerra a prendere sassate, colpi di spranga, bottiglie molotov, vernice, sputi e magari qualche proiettile.
Chi difende i poliziotti?
Sono stati definiti “macellai”. Ma chi sono questi macellai? Chi sono gli uomini dello Stato, bastonati, colpiti, vessati da codardi che si nascondono col cappuccio? Cortei, furti, rapine, omicidi, servizi d’ordine, un lavoro duro e pericoloso: sono mariti, padri e figli con la divisa che servono lo Stato, cioè tutti noi, che rischiano la vita per difenderci e lo fanno per 1.300 euro al mese. E loro chi li difende?
Per pochi che hanno sbagliato nel blitz alla scuola Diaz di Genova, questi uomini non possono essere considerati tutti dei torturatori, mentre continuano a farla franca quelle bande di violenti che irrompono nelle nostre città e le distruggono ogni volta che c’è una manifestazione.
Adesso vogliono approvare una legge contro la tortura, una legge che rischia di metterli in difficoltà, di rendere più difficile e umiliante il loro lavoro. In Italia chiediamo tutti sicurezza, ma quando succedono degli eccessi da parte di qualcuno delle forze dell’ordine, si grida allo scandalo e si chiedono delle restrizioni alla loro possibilità di agire. E’ la solita discussione all’italiana, dove non riusciamo a tenere una linea dritta e ben precisa.
Anche i poliziotti sbagliano e chi sbaglia è giusto che sia punito, come tutti quelli che non rispettano la legge, come del resto è successo ad alcuni dei poliziotti che hanno compiuto il blitz alla scuola Diaz. Ma, come in tutti settori, non bisogna criminalizzare un’intera categoria e addirittura uno Stato di essere dei torturatori.
La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo è una cosa esagerata e ridicola. Ma mi facciano il piacere…