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Bloggers in Vaticano, le mie considerazioni

Da Marcofre

A proposito del meeting che si è svolto lo scorso 2 maggio in Vaticano, si possono leggere un po’ ovunque post che offrono un adeguato punto di vista. Forse in ritardo, arrivo io, col rischio di non aggiungere nulla di particolarmente intelligente.

L’organizzazione è stata impeccabile, e visto quello che il personale ha dovuto affrontare nelle ore, nei giorni precedenti, c’è da chiedersi come abbiano fatto a non perdere il senno. Il buffet perfetto, il Wi-Fi a parte qualche sbandamento, ha retto alla grande; non sono stato molto attivo su Twitter perché ho preferito… usare la carta e la penna.

Mi sono domandato per quale motivo si è compresso tutto in un pomeriggio, dalle 15.30 (in realtà l’apertura dei lavori è slittata di circa mezz’ora, ma è inevitabile in queste situazioni), sino alle 20.00.
E per quale ragione l’approccio è stato così poco 2.0: da una parte i relatori, dall’altra i bloggers che ponevano le domande; e alla fine purtroppo, non c’è stato il tempo di rispondere ad alcune di esse.

Ho trovato le risposte. Credo che le pecche possano essere cancellate dall’entusiasmo che si respirava nella sala. Nella determinazione a mostrare e dimostrare che in un grande evento come la beatificazione di Giovanni Paolo II, c’è anche spazio e tempo per interrogare e interrogarsi sulle sfide che il mondo nuovo lancia a ciascuno di noi. Rilanciare, per esserci non come guardiani, ma in ascolto della Rete. Non più mondo virtuale (ma lo è mai stato davvero?) bensì agorà dove gli individui si incontrano.

Quello che è trapelato è una Chiesa che scommette sul Web non per convertirlo (questo semmai mi è parso di coglierlo negli interventi di alcuni bloggers), ma per dialogare con le persone che lo abitano. Perché l’aspetto più interessante, e forse sottovalutato, è questo: in quello striminzito pomeriggio, si è parlato di persone. I migliori interventi dei relatori ha avuto come stella polare, la persona.

Di solito se un’istituzione parla della Rete, lo fa male, e per denigrarlo. Non coglie mai il particolare (che tale non è): al di là di tutto ci sono degli individui, con una storia, degli obiettivi, delle aspirazioni. Benché sia stato imperfetto, il meeting ha dimostrato che esiste almeno un interlocutore grande e grosso, e capace di scommettere sulla conversazione. Moneta rara di questi tempi. Il mondo è pieno di chiacchieroni, e i bla bla si sprecano.

Aumenta perciò il rammarico per il poco tempo a disposizione (una giornata sarebbe stata meglio); soprattutto per approfondire l’approccio di padre Spadaro e padre Lombardi, che hanno parecchio da insegnare a molti bloggers, non solo cattolici. E peccato per l’assenza del cardinal Ravasi…

Un paio di appunti: la domanda di un sacerdote a proposito delle licenze Creative Commons ha trovato uno dei relatori impreparato sull’argomento, ma padre Spadaro è intervenuto a togliere le castagne dal fuoco. Si è parlato del rilancio (o lancio), di alcuni siti istituzionali, e non si è capito se per esempio c’è spazio per le soluzioni Open Source, e per i temi dell’accessibilità. Credo di sì, ma non c’è stato il tempo per approfondire.

Cosa attendersi per il futuro? Non lo so, e nessuno può dirlo. Abbiamo tuttavia un’istituzione “vecchia” di duemila anni che è ancora capace di re-inventarsi, di rischiare l’incontro con dei perfetti sconosciuti (come il sottoscritto per esempio), non per bacchettare, ma per capire meglio l’uomo che vive il Web. Se dovessi scommettere sul nome di un’istituzione che meglio di altre potrebbe affrontare (e vincere), in modo intelligente le sfide che la Rete ci lancia, direi: Vaticano.


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