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L’intercettazione telefonica pubblicata da “Il Giornale” sulla tentata scalata di Unipol a Bnl è costata la condanna a un anno di prigione per Silvio Berlusconi. Secondo il diritto italiano però la pena non è esecutiva, almeno finché non passa in giudicato. Il ricorso in appello è immancabile.
I giudici del tribunale di Milano hanno inoltre condannato Paolo Berlusconi, editore del Giornale, a 2 anni e 3 mesi.
Il pm aveva chiesto la condanna dell’ex premier a un anno di reclusione per rivelazione di segreto istruttorio.
L’intercettazione della telefonata tra Giovanni consorte, allora presidente di Unipol, e Piero Fassino, presidente dei Ds, non era stata infatti depositata agli atti. Fassino pronunciò la celebre frase: “Abbiamo una banca”.
L’avvocato difensore Piero Longo afferma: “credo che sia la prima volta che si condanna per violazione del segreto istruttorio”. E ha aggiunto, a chi gli chiedeva se si tratta di una sentenza politica: “Massimo rispetto per i giudici” ma “non credo che i magistrati non abbiano un sentimento o un sentire”.
La denuncia è partita da Piero Fassino, che riceve in risarcimento 80mila euro.