Riceviamo e pubblichiamo
La grande ammucchiata del centrosinistra con Sbrenna e Ricci.
Penso che in nessun comune d’Italia, nemmeno il più piccolo e sperduto, sia mai successo che il candidato sindaco del centrodestra sia passato alle successive elezioni con il centrosinistra.
Solo a Perugia è accaduto. Solo a Perugia accade che il centrosinistra riceva l’appoggio del berlusconiano e più importante sindaco del centrodestra regionale. Solo a Perugia accade che il centrosinistra si allarghi al centrodestra in modo così spudorato, con il silenzio complice della cosiddetta sinistra radicale. Anzi proprio quest’ultima, dopo aver dichiarato che l’allargamento al centro non doveva coinvolgere personaggi da sempre organicamente all’opposizione del centro-sinistra, ha poi taciuto sull’appoggio a Boccali da parte di Sbrenna e del berlusconiano Ricci. Anzi la stessa sinistra radicale ha consentito la candidatura di ex assessori che bellamente se ne sono infischiati del limite del secondo mandato, anche loro cambiando partito come si cambia il vestito.
D’altronde, la grande ammucchiata che si è formata a Perugia con il consenso del cuperliano Boccali, non è poi molto diversa da quella di Roma, con il centrosinistra di Renzi che governa o fa accordi con il centrodestra di Alfano e Berlusconi. Né il cuperliano Boccali ha esitato a chiamare in aiuto della sua campagna elettorale i ministri Boschi e Mogherini del governo Renzi e a mostrare una foto che lo ritrae con quello stesso Renzi che aveva invece contrastato alle primarie del PD.
Mentre tutto questo accade a Perugia e a Roma, le liste civiche che si sono apparentate con il candidato di centrodestra Romizi per il ballottaggio, vengono accusate – loro – di voler fare una grande ammucchiata e di essere “diversamente berlusconiane”.
La paura del centrosinistra perugino di perdere le elezioni fa novanta (tanti sono gli spaventati firmatari di un modesto e poco originale documento inneggiante a Boccali) e si grida che il nemico berlusconiano sarebbe alle porte e che bisogna votare Boccali per respingerlo. Vecchia tecnica quella dell’”uniamoci a coorte, il nemico è alle porte”. Ha spesso funzionato in passato e ha funzionato anche al primo turno con Grillo. Solo che questa volta anche i più distratti si rendono conto che qualche cosa non torna, visto che si indica come nemico quel Berlusconi con il quale si fanno gli accordi a livello nazionale, oppure si accetta il sostegno dei suoi seguaci locali come il sindaco di Assisi Ricci e lo stesso Sbrenna che ha capeggiato coalizioni del centrodestra con Forza Italia.
Quindi il problema di Perugia non è solo e non è tanto quello del sindaco uscente Boccali, il quale è talmente frastornato dalla perdita di consenso da non rendersi conto che, nel promettere il cambiamento in chiusura della campagna elettorale, ha pubblicamente ammesso il fallimento dei suoi cinque anni di governo della città.
Il vero problema è nella indecente grande ammucchiata del centrosinistra perugino che imbarca avversari politici, berlusconiani, compagne, mogli e parenti, tutti pur di raggranellare qualche voto in più e conservare il potere.
Una grande ammucchiata che è il segnale più evidente del declino politico di un centrosinistra alla sbando e sull’orlo di una crisi di nervi: per i consensi persi, per le diminuite risorse per gestire il clientelismo e il consociativismo, ma pure per le inchieste giudiziarie anche se meno eclatanti di quella sul MOSE a Venezia.
Il clima è da fine impero. Al primo turno è arrivato un segnale di forte volontà di cambiamento e il ballottaggio ne sarà la conferma.
Tutti, ma proprio tutti, compreso il sindaco Boccali che è costretto a promettere un cambiamento al quale nessuno crede, avvertono che a Perugia e in Umbria stia finendo un’epoca. Non sarà sufficiente evocare il nemico alle porte per fermare i perugini e gli umbri stufi di queste amministrazioni e di un centrosinistra alla sbando.
Vi può essere incertezza sui tempi, ma la fine di un’epoca è già scritta.
Urbano Barelli