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Boldrini contestata per il convegno sull'odio in rete. ma chi contesta non semplifica troppo?
Creato il 12 giugno 2013 da AfroditeLa presidente della Camera, Laura Boldrini, insieme a Stefano Rodotà, ha organizzato lunedì scorso il convegno "No hate speech" proprio per discutere di insulti, diffamazione e razzismo via web.
Un'iniziativa molto contestata, forse più per le modalità in cui si è svolta che per l'obiettivo che si poneva.
Vittorio Zambardino, uno dei blogger invitati all'evento, ha addirittura abbandonato l'aula (http://daily.wired.it/news/politica/2013/06/10/hate-speech-boldrini-web-43213.html#?refresh_ce) definendo "un fallimento" la chiamata a raccolta della Boldrini.
Stefano Quintarelli, informatico e uno dei pionieri dell'introduzione di internet in Italia, afferma sul suo blog che l'iniziativa non gli è piaciuta e critica il modo in cui "in blasonati consessi si prendono troppo alla leggera dati di fonte e metodo discutibili e li si ergono acriticamente a verità ad uso media" (http://blog.quintarelli.it/).
Massimo Mantellini, titolare della rubrica "Contrappunti" sul sito Punto Informatico, definisce il convegno della Camera "brutto" e se la prende in particolare con la "povera ministra" delle Pari Opportunità Josefa Idem secondo cui "la grande maggioranza dei minori in Italia sono stati violentati e abusati in rete almeno una dozzina di volte" (http://www.mantellini.it/).
Mi guardo bene dall'entrare nel merito dell'iniziativa della presidente della Camera, a cui non ho assistito e sulla quale non posso quindi che riferirmi ai commenti di chi vi ha partecipato.
Per dovere di completezza invito però a leggere il commento della scrittrice Loredana Lipperini, che ha partecipato al convegno e che è di parere opposto a quelli già riportati (http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/).
Quello che mi sento di affermare con convinzione è che trovo troppo semplicistica l'affermazione di Stefano Rodotà, riportata e condivisa sia da Quintarelli che da Zambardino, secondo la quale "il problema non è internet, siamo noi".
Mi sembra del tutto ovvio che il problema "a monte" siano i comportamenti scorretti delle persone che insultano e diffamano e che la Rete è uno dei mezzi attraverso cui questi comportamenti vengono agiti.
Ma siamo proprio convinti che sia un mezzo come gli altri?
La Rete ha due caratteristiche che ne fanno un mezzo potentissimo, nel bene e nel male: la viralità e la permanenza.
Un insulto, una diffamazione o una minaccia detti al bar o in un'aula scolastica fanno male, ma restano più o meno tra quelle quattro mura o al massimo possono venire riportati a qualche amico che non era presente in quel momento, ma poi la cosa finisce lì.
Un insulto, una diffamazione o una minaccia in Rete - grazie anche all'uso complementare degli smartphone, che permettono di registrare le immagini oltre alle parole - possono in qualche minuto fare il giro del mondo (viralità) e restano a lungo anche se li cancelli perché nel frattempo qualcuno dei tuoi amici o dei tuoi follower lo avrà condiviso con i suoi amici o ritwittato (permanenza).
Voi cosa ne pensate? Ne vogliamo discutere? Mi raccomando, però. Senza insulti (più o meno velati) e soprattutto senza pregiudizi.
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