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Bolivia, via dalla pazza folla (e dalle docce calde)

Creato il 29 dicembre 2013 da Ilnazionale @ilNazionale

IMG_012729 DICEMBRE - Se volete fuggire dalla pazza folla e prendervi una pausa di riflessione dal logorio della vita moderna, andate in Bolivia: lì avete tutta la zona degli altipiani in cui il cellulare non riceve il segnale; a parte le città principali, una buona parte del territorio è disabitato e non ha accesso ad internet; effettuare e ricevere telefonate è così costoso che vi passerà la voglia di comunicare con chicchessia. Dopo un momento iniziale di smarrimento, ho realizzato che non era così vitale aggiornare il mio status di Facebook, e che per comunicare a casa che ero ancora viva era sufficiente un sms quando il cellulare trovava il segnale. E indovinate un po’? il mondo ha continuato a girare lo stesso. Ventitrè giorni quasi sempre senza cellulare né internet, senza che l’universo esplodesse in una palla di fuoco. È una cosa su cui riflettere.

A parte l’aspetto filosofico, consiglio comunque la Bolivia per la sua natura spettacolare, gli spazi immensi, le città ricche di storia (Sucre in particolare è bellissima) e un assaggio di foresta amazzonica, una varietà di paesaggi unici come il Salar De Uyuni, un deserto di sale di oltre diecimila chilometri quadrati di bianco accecante che non ha eguali in nessun’altra parte del mondo. È una meta relativamente economica, poichè il costo della vita è più basso rispetto all’Italia.

Chi ama la cultura apprezzerà l’architettura coloniale e i musei, ammirerà i bellissimi restauri delle missioni gesuite ai margini della foresta amazzonica, rimarrà colpito dalla visita alle miniere di Potosì, in cui morirono centinaia di migliaia di schiavi che estraevano l’argento per i dominatori Spagnoli (e le condizioni di lavoro non sono molto migliorate da allora); chi cerca emozioni forti potrà andare a cavallo o fare trekking nella zona di Tupiza, in un’atmosfera stile western sulle tracce di Butch Cassidy e Billy the Kid, che finirono lì i loro giorni; oppure potrà lanciarsi in bicicletta giù dalla carretera de la muerte (va detto che un po’ tutto in Bolivia si chiama de la muerte o del diablo), la strada stretta e affacciata sullo strapiombo che da La Paz scende fino a Coroico, dove ogni tanto qualche turista che si crede più furbo degli altri prende la curva un po’ troppo veloce e vola di sotto. Se invece arriva integro, si può comprare una delle magliette “I survived the Death Road” che vendono in ogni agenzia di La Paz.  Insomma, ce n’è per tutti i gusti.

La Bolivia è uno dei paesi più arretrati del Sudamerica, e al di fuori delle grandi città la vita non è molto diversa rispetto a cent’anni fa: in molte zone le strade non sono asfaltate, e sugli altipiani ci sono villaggi di una dozzina di casette di mattoni di fango che producono elettricità con un generatore che viene acceso nel tardo pomeriggio. Acqua calda? Ma figuriamoci! L’acqua è centellinata da una cisterna, ed è gelida. Quindi se andate sugli altipiani e volete lavarvi, portatevi una spugna e una bella scorta di antibiotici per debellare febbre e bronchite conseguenti alle abluzioni ghiacciate (parlo per esperienza personale).

Da tempo rimandavo il viaggio in Bolivia per paura del soroche, così loro chiamano il malessere dovuto all’altitudine: per la maggior parte del tempo, infatti, ci si trova oltre i 3500 metri, e si sale fino a 5000. Non è raro avvertire un senso di nausea, forti mal di testa e vertigini, oltre a fare molta fatica a respirare. L’oracolo Lonely Planet suggerisce di muoversi lentamente, bere molta acqua, evitare gli alcolici e mangiare leggero: consiglio, quest’ultimo, che ho trovato difficile da seguire, visto che la cucina boliviana è un po’ pesantuccia. La sera in cui sono arrivata a Potosì, quota 4060 metri, l’unico locale che ho trovato aperto era un friggitoria. “Abbiamo ali di pollo fritte, petto di pollo fritto oppure cosce di pollo fritte. Come contorno, patate fritte” ha recitato laconicamente la cameriera. “Non avete niente che non sia fritto?” ho domandato. La cameriera ha infilato la testa nell’apertura che dava sulla cucina, ha urlato qualcosa al cuoco e poi mi ha risposto: “Ci sono rimaste delle crocchette di pollo fritte con patate fritte”. Per la cronaca, magari non erano leggere, ma erano buonissime.

Ho fatto l’esperimento di prendere un farmaco che vendono in Bolivia, chiamato soroche pill: acido acetilsalicilico (aspirina, insomma), caffeina e un’altra cosa che non ho capito cosa fosse…e forse è meglio che non lo sappia. Comunque io sono stata l’unica del mio gruppo a non stare male, quindi se andate da quelle parti fiondatevi in farmacia a comprare il soroche pill. Provate anche l’esperienza di masticare foglie di coca: tranquilli, non finirete strafatti come un broker di Wall Street, coca e cocaina sono cose ben diverse: i boliviani masticano coca per sentire meno la stanchezza e la fame, e ne fanno uso coloro che svolgono lavori pesanti, come i camionisti o i minatori.

Attualmente, data l’essenzialità delle infrastrutture, il turismo non è molto sviluppato ed è costituito principalmente da ragazzi muniti di zaino e sacco a pelo, mentre il turismo più “borghese” si lascia scoraggiare dalla prospettiva di sistemazioni più che spartane. Ma a quanto pare questa situazione “ruspante” è destinata a cambiare: alla fine del 2014, infatti, ci saranno le elezioni presidenziali, e i pronostici dicono che verrà rieletto l’attuale presidente Evo Morales, il primo presidente indigeno nella storia della Bolivia. Morales sostiene una politica di sviluppo economico, che punta anche sul turismo. Mira inoltre a limitare l’ingerenza delle nazioni straniere nell’economia boliviana; vuole riportare lo sfruttamento delle risorse minerarie sotto il controllo nazionale, sta incentivando la creazione di un rete stradale più efficiente e capillare, ha promosso iniziative in ambito sanitario e scolastico a favore delle fasce più deboli della popolazione, in particolare delle popolazioni indigene, che lo vedono come un eroe. I boliviani di origine europea, invece, sono scettici e ne parlano come di un losco individuo con il culto della personalità, che nazionalizza le imprese private come se mangiasse una caramella, e crea leggi che mirano ad aumentare il suo potere personale e la sua ricchezza. Quale sarà la verità? Di sicuro, in uno dei paesi con il maggior numero di colpi di stato al mondo, desta come minimo qualche perplessità il fatto che il buon Evo abbia modificato la costituzione in modo tale che il presidente possa essere rieletto un numero illimitato di volte (infatti lui è in carica dal 2006, guarda caso).

Non c’è cantiere, strada asfaltata o scuola in costruzione su cui non campeggi un enorme cartellone con un Morales sorridente, folta chioma nera alla Ridge Forrester di Beautiful e fascia con i colori della Bolivia ricoperta di medaglie, a ricordare che Evo mantiene le sue promesse, e a proposito, cari boliviani, ricordatevi che fra poco ci sono le elezioni!

Insomma, se Evo manterrà la promesse la Bolivia galopperà verso la modernizzazione delle infrastrutture, quindi se volete vederla prima che arrivi il turismo di massa come nel vicino e inflazionato Cile, affrettatevi. La bellezza della Bolivia vi ripagherà largamente dello sforzo di adattarvi a sistemazioni non sempre confortevoli, di viaggiare su strade per lo più sterrate e polverose, e di essere quasi sempre senza collegamento a internet: è un esercizio disintossicante molto utile, e ogni tanto non fa male ricordarci che non siamo indispensabili per nessuno.

Sarah Baldo

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