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Non è questo il momento delle polemiche, chi marcia spedito per obiettare e mettere i puntini sulle i sta commettendo un errore quanto mai inopportuno. Il Bologna Pride, la grande manifestazione nazionale del movimento LGBTQ che si è tenuta ieri nel capoluogo emiliano, ha dato un segnale di sobrietà e di solidarietà per i terremotati, a cui sono stati devoluti parte degli utili raccolti nella festa conclusiva. Tra slogan inneggianti alla parità di diritti, con richieste di una legge sulle unioni di fatto, ha tenuto banco il segretario del PD Pier Luigi Bersani con una lettera indirizzata al Comitato Promotore della manifestazione (vedi sopra), nella quale si afferma “non è accettabile che in Italia non si sia ancora introdotta una legge che faccia uscire dal far west le convivenze stabili tra omosessuali, conferendo loro dignità sociale e presidio giuridico, così come è intollerabile che questo Parlamento non sia riuscito a varare una legge contro l’omofobia e la transfobia”.
Soprattutto in segno di rispetto per le vittime del terremoto, non mi sembra il caso di trasformare queste parole e questo Bologna Pride nell’ennesima occasione di contrasto interno nel movimento LGBTQ. Io stesso, in passato, ho espresso riserve e criticato l’atteggiamento politico delle lesbiche e dei gay italiane/i, ma oggi avverto più che mai il bisogno impellente di non offrire più su un piatto d’argento agli omofobi, di ogni ordine e grado, il benché minimo argomento per contestare e impedire al nostro paese di crescere e abbattere quelle barriere culturali che ci fanno languire. Deve finire il tempo dei “polli di Renzo”, chi ha da proporre per il bene comune si faccia vivo e collabori, chi preferisce rintanarsi nel suo egocentrismo snob per sparare a zero e demolire è bene che si faccia da parte.
© Marco Vignolo Gargini