C’è una cosa che non vi ho mai raccontato, tempo fa, non ricordo esattamente quando, ma sicuramente più di di un anno fa, per fare pubblicità al mio blog escogitai un piano; stampai dei mini-segnalibro che raffiguravano un coccodrillo spiaccicato (fronte retro) con sotto il mio nome (senza l’indirizzo del blog, altrimenti la marchetta sarebbe stata troppo plateale), e passeggiando in alcune librerie romane, infilai i suddetti segnalibri con nonchalance nei volumi che gradivo e che fingevo di sfogliare. L’idea originale era di posizionarli tra due pagine bianche in maniera tale che a prima vista si avesse l’impressione di una lucertolina finita suo malgrado nella rotativa, ma l’azione era più complessa del previsto e abbandonai presto il capriccio per limitarmi a infilare l’informale biglietto da visita dove capitava. Il mio ufficio legale, ovvero me stesso dopo una vodka, decretò che non vi era nulla di illecito, infatti non veniva deturpato il prodotto, anzi vi si aggiungeva un accessorio (il segnalibro) in maniera totalmente gratuita sia per il cliente che per l’esercente. A dire il vero non ho molta fiducia nel mio collegio difensivo, ma ora come ora la cosa dovrebbe essere caduta in prescrizione. Perché vi racconto questo? Se un domani, qualche pubblicitario dovesse pervenire alla stessa strategia dopo ore di brain storming con i suoi collaboratori, e la cosa dovesse essere riportata nella colonnina di destra di repubblica.it come la nuova frontiera del viral-marketing, sappiate che il vecchio Barabba lo aveva già fatto.
Approfitto del tema per precisare come questo blog non c’entri nulla con un gruppo neo fascista chiamato “sempre domani” che sta tappezzando i muri di alcuni quartieri di Roma col proprio nome. Lo specifico perché l’indirizzo del mio blog trae in equivoco lo stesso google a giudicare dalle parole chiave nelle statistiche.