
Lo confesso, ero in ansia ed in pensiero in attesa delle esternazioni di Borghezio sul caos in Sicilia. Puntuale come la canicola a luglio, ad Affari Italiani così ha esordito l'illustre intellettuale padano :
"Visto che l'assai probabile commissariamento della Sicilia rischia di far pagare, come da vecchia abitudine dello Stato centralista, ai cittadini padani la fattura delle spese pazze della solita regione meridionale e spendacciona, l'unica soluzione è quella di riconoscere le giuste aspirazioni del popolo siciliano all'indipendenza. E quindi va riconosciuta subito la Sicilia come nazione autonoma. Sono sicuro che la solidarietà e la fratellanza del mondo arabo potranno contribuire a ripianare al deficit della Sicilia con la famosa generosità del mondo arabo".
Solita ironia padana. Visto che la Sicilia avrebbe anche altro genere di fratellanze (si ignorano quelle dell'onorevole Borghezio, detto col massimo rispetto). Ah tra l'altro qualcuno ha mai detto al piemontese Borghezio che neanche la sua regione se la passa benissimo e Torino è tra i comuni più indebitati d'Italia?
Ricordiamoai leghsiti quanto scrisse un anno fa Bechis, giornalista di LIbero, a proposito di una eventuale secessione siciliana:
l’indipendenza” della Sicilia potrebbe rappresentare per l’Italia un grosso problema a livello energetico: “Lì si raffina il 40 per cento della benzina e del gasolio utilizzati nel continente. Non solo: Lombardo è in grado di spegnere luce gas e riscaldamento in buona parte di Italia. Un po’ perché lui produce energia in sovrabbondanza e il 12% lo gira alle altre Regioni. Ma soprattutto perché in Sicilia transitano il più grande metanodotto marino italiano che trasporta 25 miliardi di metri cubi di gas e passa di lì pure il gasdotto libico che attualmente è chiuso per guerra. Se uscendo dalle pastoie legali e burocratiche che finora li hanno fermati, venissero realizzati i due rigassificatori previsti a Porto Empedocle e a Priolo, quasi la metà del metano consumato in Italia verrebbe dalla Sicilia“.
E inoltre: “Lombardo ha spiegato che se facesse la secessione, riscuoterebbe lui in loco quelle accise sui prodotti energetici che attualmente finiscono nelle casse del Tesoro italiano. È vero. E si tratta di 10 miliardi di euro all’anno“. Una somma che compenserebbe ampiamente quello che la Sicilia verrebbe a perdere staccandosi dal resto d’Italia: 6 miliardi di euro di trasferimenti statali per sanità, istruzione e ordine pubblico.
Qual è quindi la conclusione di Bechis? “Con una rottura l’Italia avrebbe solo da perdere“.



