Diciamolo, Giulio ci ha messo del suo. A questo punto il problema che non capisce una mazza di economia è secondario, visto che a gestire il debito pubblico rasoiando a destra e a manca sono buoni tutti. La questione è che il Giulio “ricco di suo” non saprebbe come investire nella crescita neppure se giocasse a Monopoli, figuriamoci guidare economicamente una nazione. Eppoi, signor Superministro, che figura di merda! Ma come, lei dice che ha abbandonato la caserma della Guardia di Finanza perché si sentiva pedinato, spiato, dossierato. Afferma che questa è la ragione per la quale ha accettato il subaffitto in nero del suo fedele collaboratore Marco Milanese e poi si scopre che ha abbandonato la caserma nel 2004 ma che solo nel 2009 è andato a vivere con il suo socio. Nel frattempo dove ha dormito, sotto Ponte Milvio? Che filone Milanese! Non solo le faceva pagare 4mila euro mensili, e in contanti, di subaffitto senza lo straccio di una ricevuta, ma a lui la casa la pagava Angelo Proietti: Milanese è quello che giustamente si può definire un genio della finanza e un dritto della madonna. Può un uomo pubblico, a serio rischio abbindolamento, guidare l’economia di un paese appartenente al G8? Questa è la domanda che si sono posti quei “mamma li turchi” degli enfants prodige dei berlusconiani Fitto, Alfano, Romani, Sacconi e Frattini-“occhio languido” e si sono detti che no, Giulio non può più rappresentare l’Italia sul palcoscenico del mondo economico internazionale. E allora, si sono sempre chiesti “li turchi”, chi può farlo se non lui, Silvio nostro, la cui credibilità, onore e prestigio non sono mai stati messi in discussione? È questa la ragione che ha spinto Berlusconi “a metterci la faccia” e a predisporre il “discorso sullo stato dell’unione” che terrà domani a Montecitorio all’insegna dell’ennesimo, scontato e ormai comico “ghe pensi mi”. Nel frattempo, è bene saperlo, la Borsa di Milano è andata a picco, lo “spread” con i bund tedeschi si è posizionato a 354, cosa mai accaduta in precedenza, e stiamo rischiando lo “shopping” internazionale, l’accaparramento di azioni delle banche e delle imprese italiane tanto al chilo e non più a unità. La sfiducia dei mercati internazionali nei nostri confronti è ormai uno tsunami senza onda di ritorno. Viviamo in un paese incartato su se stesso e privo di un qualsiasi segnale di esistenza in vita. Probabilmente è questo che ha pensato l’agonizzante Silvio Berlusconi quando ha deciso di prendere in mano la situazione. Le cronache raccontano che la notizia del discorso sull’economia di Silvio alla Camera abbia raggiunto Tremonti impegnato in una riunione al vertice con Bossi e Calderoli (santa madonna!). I tre caballeros stavano proprio discutendo sul fatto che non era proponibile una presenza del premier a Montecitorio perché si sarebbe disegnato un bel bersaglio all’altezza del cuore, e di quello del governo, con le proprie mani. Partendo dalla considerazione che l’italiano più sputtanato a livello mondiale degli ultimi 150 anni non potesse essere il testimonial della ripresa di fiducia degli investitori stranieri, i tre avevano deciso di dire a Silvio: “Non andare, sarebbe un suicidio”. Stavano mettendo nero su bianco quando le agenzie hanno battuto la notizia che il presidente del consiglio si sarebbe recato in parlamento mercoledì per l’ennesimo discorso da statista. Bossi si è attaccato al telefono e gli ha detto: “...a...che...azzo...fai?”, mentre Calderoli se n'è tornato mesto sulla palma dove lo aspettava il solito casco di banane scacciapensieri. Ma Silvio è stato irremovibile e ha detto a Bossi: “Ora basta, Tremonti è troppo debole e sputtanato, ci penso io”. Al che Umberto ha dovuto far ricorso ai sali alla grappa che Rosy Mauro gli ha fatto prontamente annusare. La situazione insomma è questa. Dopo lo “scandalo Milanese” Silvio ha deciso che è arrivata l’ora di cambiare cavallo (in pole position Maurizio Sacconi amato dall'onnipresente, onnisciente, onnipotente Vaticano); Giulio sarà messo in un angolo e “Se poi vorrà andarsene - spiega uno dei 'turchi' che vuole restare anonimo - sarà stata una scelta sua, nessuno glielo chiederà. Ma si è visto che non è lui il garante della stabilità, visto che la sua presenza al governo non scongiura affatto l'attacco speculativo contro l'Italia”. Invece Silvio sì che è in grado di scongiurare l’attacco speculativo! Si presenterà in “Caraceni” alla Camera e, discorso scritto da Paolino "Pa" Bonaiuti esordirà: “Combattenti di terra, di mare e dell’aria. Camicie nere della rivoluzione berlusconiana e delle legioni. Uomini e donne (soprattutto donne) d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania, ascoltate. Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili è giunta. Ce ne andiamo tutti a casa”. Standing ovation degli italiani. Stop. Fine del film.
Magazine Politica
Borsa a picco. Credibilità a zero. Crisi irrisolta e Silvio dichiara la guerra
Creato il 02 agosto 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Diciamolo, Giulio ci ha messo del suo. A questo punto il problema che non capisce una mazza di economia è secondario, visto che a gestire il debito pubblico rasoiando a destra e a manca sono buoni tutti. La questione è che il Giulio “ricco di suo” non saprebbe come investire nella crescita neppure se giocasse a Monopoli, figuriamoci guidare economicamente una nazione. Eppoi, signor Superministro, che figura di merda! Ma come, lei dice che ha abbandonato la caserma della Guardia di Finanza perché si sentiva pedinato, spiato, dossierato. Afferma che questa è la ragione per la quale ha accettato il subaffitto in nero del suo fedele collaboratore Marco Milanese e poi si scopre che ha abbandonato la caserma nel 2004 ma che solo nel 2009 è andato a vivere con il suo socio. Nel frattempo dove ha dormito, sotto Ponte Milvio? Che filone Milanese! Non solo le faceva pagare 4mila euro mensili, e in contanti, di subaffitto senza lo straccio di una ricevuta, ma a lui la casa la pagava Angelo Proietti: Milanese è quello che giustamente si può definire un genio della finanza e un dritto della madonna. Può un uomo pubblico, a serio rischio abbindolamento, guidare l’economia di un paese appartenente al G8? Questa è la domanda che si sono posti quei “mamma li turchi” degli enfants prodige dei berlusconiani Fitto, Alfano, Romani, Sacconi e Frattini-“occhio languido” e si sono detti che no, Giulio non può più rappresentare l’Italia sul palcoscenico del mondo economico internazionale. E allora, si sono sempre chiesti “li turchi”, chi può farlo se non lui, Silvio nostro, la cui credibilità, onore e prestigio non sono mai stati messi in discussione? È questa la ragione che ha spinto Berlusconi “a metterci la faccia” e a predisporre il “discorso sullo stato dell’unione” che terrà domani a Montecitorio all’insegna dell’ennesimo, scontato e ormai comico “ghe pensi mi”. Nel frattempo, è bene saperlo, la Borsa di Milano è andata a picco, lo “spread” con i bund tedeschi si è posizionato a 354, cosa mai accaduta in precedenza, e stiamo rischiando lo “shopping” internazionale, l’accaparramento di azioni delle banche e delle imprese italiane tanto al chilo e non più a unità. La sfiducia dei mercati internazionali nei nostri confronti è ormai uno tsunami senza onda di ritorno. Viviamo in un paese incartato su se stesso e privo di un qualsiasi segnale di esistenza in vita. Probabilmente è questo che ha pensato l’agonizzante Silvio Berlusconi quando ha deciso di prendere in mano la situazione. Le cronache raccontano che la notizia del discorso sull’economia di Silvio alla Camera abbia raggiunto Tremonti impegnato in una riunione al vertice con Bossi e Calderoli (santa madonna!). I tre caballeros stavano proprio discutendo sul fatto che non era proponibile una presenza del premier a Montecitorio perché si sarebbe disegnato un bel bersaglio all’altezza del cuore, e di quello del governo, con le proprie mani. Partendo dalla considerazione che l’italiano più sputtanato a livello mondiale degli ultimi 150 anni non potesse essere il testimonial della ripresa di fiducia degli investitori stranieri, i tre avevano deciso di dire a Silvio: “Non andare, sarebbe un suicidio”. Stavano mettendo nero su bianco quando le agenzie hanno battuto la notizia che il presidente del consiglio si sarebbe recato in parlamento mercoledì per l’ennesimo discorso da statista. Bossi si è attaccato al telefono e gli ha detto: “...a...che...azzo...fai?”, mentre Calderoli se n'è tornato mesto sulla palma dove lo aspettava il solito casco di banane scacciapensieri. Ma Silvio è stato irremovibile e ha detto a Bossi: “Ora basta, Tremonti è troppo debole e sputtanato, ci penso io”. Al che Umberto ha dovuto far ricorso ai sali alla grappa che Rosy Mauro gli ha fatto prontamente annusare. La situazione insomma è questa. Dopo lo “scandalo Milanese” Silvio ha deciso che è arrivata l’ora di cambiare cavallo (in pole position Maurizio Sacconi amato dall'onnipresente, onnisciente, onnipotente Vaticano); Giulio sarà messo in un angolo e “Se poi vorrà andarsene - spiega uno dei 'turchi' che vuole restare anonimo - sarà stata una scelta sua, nessuno glielo chiederà. Ma si è visto che non è lui il garante della stabilità, visto che la sua presenza al governo non scongiura affatto l'attacco speculativo contro l'Italia”. Invece Silvio sì che è in grado di scongiurare l’attacco speculativo! Si presenterà in “Caraceni” alla Camera e, discorso scritto da Paolino "Pa" Bonaiuti esordirà: “Combattenti di terra, di mare e dell’aria. Camicie nere della rivoluzione berlusconiana e delle legioni. Uomini e donne (soprattutto donne) d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania, ascoltate. Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili è giunta. Ce ne andiamo tutti a casa”. Standing ovation degli italiani. Stop. Fine del film.
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