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IL MITICO CAPO del movimento ribelle congolese M23, ricercato dal Tribunale Penale Internazionale, si è consegnato all’ambasciata americana di Kigali che l’ha consegnato alle autorità rwandesi che stanno pensando di spedirlo in Olanda perché possa essere giudicato come criminale di guerra. Certo, il nostro presidente Paul Kagame non puó tenersi la patata bollente. Tutti lo accusano di sostenere M23, il movimento ribelle che difende dallo sterminio i Tutsi del Congo, cosi’ deve prendere le distanze.
IO PENSO che Bosco Nyataganda non sia cattivo come viene dipinto. Certo, non è uno stinco di santo (in fin dei conti è stato allevato dai preti). Ma in Europa le informazioni su M23 vengono dalla RDC cosi’ come quelle su Israele vengono da Hamas e tutte sono pedissequamente riprese dai media che per un motivo o per l’altro ce l’hanno con il Rwanda o con Israele. Il divario con la realtà è a volte abissale. L’estate scorsa sono stato a Rutshuru, una cittadina congolese occupata da M23 quando comandava ancora il buon Nyataganda, e ho interrogato gli abitanti del posto. «Per fortuna M23 ha cacciato l’armata congolese», hanno risposto. «Finalmente possiamo stare in pace. Quando torneranno i governamentali, ricominceranno gli stupri e i saccheggi.» La stessa cosa mi è stata detta a Goma durante la settimana in cui M23 ha occupato la capitale del Sud Kivu per fare pressione sul governo di Kinshasa e costringerlo a riconoscere i diritti dei Tutsi del Congo, e più generalmente a introdurre nel paese più corrotto del mondo qualcosa che assomigli vagamente alla democrazia e al fair play. I giornalisti occidentali aspettavano stupri e saccheggi con la bava alla bocca, invece i disciplinatissimi miliziani di M23 si sono comportati come boy scout in gita domenicale, aiutando perfino le vecchiette ad attraversare la strada.
COSI’ NYATAGANDA si è consegnato alle autorità e a questo punto una domanda è legittima: perché tutti sbraitano per Nyataganda come se fosse il nuovo Hitler e s’infischiano completamente di assassini dalla coscienza talmente sporca che al confronto Nyataganda sembra una Figlia di Maria? Chi sbraita perché sia assicurata alla giustizia Agathe Habyarimana, moglie del defunto dittatore rwandese Juvénal Habyarimana e ispiratrice del genocidio, sontuosamente mantenuta a spese dei contribuenti francesi? Chi tuona perché sia sbattuto in galera Félicien Kabuga? Chi preme perché sia giudicato Vincent Bajinya? Chi s’indigna perché i preti Wenceslas Munyeshiaka, Emmanuel Uwayezu e Jean-Baptiste Rutihunza, ognuno dei quali ha fatto più vittime delle Fosse Ardeatine e Marzabotto messi insieme, danno la comunione (e si spera nient’altro) ai bambini con le loro mani sporche di sangue sotto la sottana protettrice di Bergoglio?
RISPOSTA: NESSUNO. E sapete perché? Perché sono nemici del Rwanda. E com’è noto, i nemici dei miei nemici sono miei amici.
Dragor