I rappresentanti dei maggiori partiti politici croato-bosniaci, Dragan Čović e Božo Ljubić, Zlatko Lagumdžija del Partito socialdemocratico, Sulejman Tihić del maggiore partito bosgnacco, l'SDA, Milorad Dodik e Mladen Bosić, dei maggiori partiti serbi della Bosnia, hanno congiuntamente dichiarato all'inizio della riunione che sono ancora presenti divergenze significatve relative alla fomazione del consiglio dei ministri, aggiungendo che e' stato raggiunto invece un avanzamento per quanto riguarda il censimento, il sistema dell'aiuto statale e quello militare, mentre non si e' discusso dell'attuazione delle riforme costituzionali dopo la decisione negativa della Corte per i diritti umani di Strasburgo sulla legge elettorale.
Secondo Milorad Dodik, presidente del maggiore partito serbo-bosniaco e presidente della Repubblica Srpska, l'entita' a maggioranza serba, l'inizio del dialogo e' una cosa positiva rilevando che la RS insiste affinche' ai serbi vadano quattro incarichi governativi e il ministero degli Esteri. I rapprrsentanti politici croati e quelli serbi chiedono la rotazione degli incarichi ministeriali nel governo. Cosi' ai croati dovrebbe andare la carica di premier e due ministeri, mentre ai serbi quattro poiche' attualmente i rappresentanti bosgnacchi ne hanno altrettanti. A questi ultim, secondo questo modello, andrebbero tre dicasteri. Al tempo stesso, i partiti bosgnacchi si aspettano tre incarichi ministeriali e uno che appartiene ai rappresentanti di altri popoli, nonche' il diritto di nominare un ministro croato. La comunita' internazionale ha deciso di non interferire nella formazione del governo. Dopo l'incontro di Mostar, quello prossimo e' convocato per il 15 settembre a Sarajevo, ospitato dal leader del Partito socialdemocratico, Zlatko Lagumdžija.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi