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Nato dalla penna di Robert Ludlum e trasformato dal cinema in una variazione in chiave americana dell'agente di sua maestà 007, Jason Bourne e la saga che gli appartiene è dominata da due caratteristiche: la prima è l'identità del protagonista, fantomatica al punto tale da morire insieme all'attore (Matt Damon) che gli prestava la faccia - differentemente nella saga dell'agente a 3 cifre i volti sono intercambiabili perché il nocciolo della questione si mantiene lontano da questioni fisiognomiche - mentre la seconda è l'archetipo dell'uomo in fuga, in primo piano anche in questo nuovo episodio affidato alla faccia irregolare e dura di Jeremy Renner oramai specializzto in ruoli adreanalinici e d'azione. Ed infatti neanche a farlo apposta "Bourne Legacy" dopo un apertura che ricalca quella del primo film, con un corpo esanime e galleggiante in uno specchio d'acqua - in realtà quello che vediamo non è il risultato di un agguato mortale ma fa parte dell'addestramento a cui si sta sottoponendo Aaron Cross - quello che segue è la lunga fuga dell'agente braccato dai servizi segreti che stanno eliminando tutti i componenti di Treadstone, il programma per la creazione di super soldati utilizzati per missioni top secret. Siccome c'è di mezzo anche il virus necessario ad affrancarsi dalle modificazione geneticiche che l'anno reso invincibile e la biologa coinvolta nel progetto è l'unica che lo può somministrare Cross provvederà a salvarla dai cattivi e ad arruolarla nella missione.
Diretto dallo sceneggiatore delle altre puntate, quel Tony Gilroy già regista di "Michael Clayton", Bourne Legacy nonostante le molte new entry - anche nella CIA i ruoli di comando sono stati rinnovati - è un restyling che di fatto non cambia la sostanza dei fatti, con l'Agenzia ancora una volta costretta a mettere le pezze ad un'organizzazione che fa acqua da tutte le parti e con l'eroe impegnato a far vedere anche il cuore oltre ai muscoli (ed infatti anche qui finirà per innamorarsi della sua compagna). Diversamente dai film diretti da Greengrass questa volta la telecamera abbandona il ritmo frenetico e sincopato, lo stile pur dinamico diventa meno frammentato, le riprese d'azione a respiro long take permettendo allo spettatore di ammirare la spettacolarità dell'esibizione. A giovarne è anche l'umanità della storia con attori messi in grado di sviluppare il proprio ruolo pur nei limiti di una produzione messa a punto per compiacere il botteghino. Oltre a Renner ci sono Rachel Weisz e Edward Norton, brava lei, un pò sacrificato lui.
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