Da che ho memoria ho sempre guardato cartoni animati. Il lavaggio del cervello definitivo è arrivato durante le superiori, quando andavo avanti a pippe e anime, per poi trovare una certa stabilità con la Pixar, una casa che amo tuttora e che mi ha regalato alcune delle più grandi meraviglie che io abbia visto. E non solo a livello di cartoni animati, ma di film veri e propri. Perché anche in occidente, per quanto dicano molti jappominkia, possiamo fare dell'animazione degna di nota. Ed è proprio dall'occidentalissima Laika che sono arrivati due dei film d'animazione più interessanti degli ultimi anni. Uno è quel quel Coraline e la porta magica, che dalla sua aveva comunque il libro di Neil Gaiman (che non è proprio il primo fesso che passa) e la regia di Andy Selick (che di sicuro non è da meno), mentre l'altro è il tenerissimo ParaNorman, grandioso mix fra horror, comicità e racconto di formazione. Caratteristica di questa neonata casa sembra essere proprio lo scegliere storie molto cupe, originali e, soprattutto, di realizzare mediante la stop motion, tecnica di animazione che io adoro alla follia - senza nulla toglier,e ovviamente, a quelli realizzati in CG - e che già da sola basta a farmi promuovere un film. Ma cercherò di essere comunque obiettivo e di dire la mia su questo loro The Boxtrolls, pellicola che attendevo con una certa smania.
I Boxtroll sono delle creature che vivono nel sottosuolo, amano rubacchiare cose con le quali costruire strani marchingegni. Nella comunità di Pontecacio, dove il sindaco è interessato solo ai propri formaggi, sono però temuti, poiché Archibald Arraffa, che desidera più di ogni altra cosa la propria scalata sociale, ha sparso in giro la voce che essi sono dei poco di buono e che hanno divorato un bambino. In realtà il bambino è stato cresciuto con amore e affetto, fino a che un giorno...
La qualità è sempre molto alta anche se, ma qui entra in scena un mio gusto personale e una ancor di più personalissima ingerenza anagrafica, personalmente non mi ha catturato come le avventure del piccolo sensitivo. Questo film ha dentro di sé molto cuore e delle grandissime tematiche, eppure soffre il fatto di essere fin troppo rivolto a un pubblico di bambini. Il che non è per forza un male, perché un bravo autore riesce ad appassionare i più piccoli ed a lasciare uno spiraglio anche per le menti dei genitori che li accompagnano al cinema (a tal proposito: non dimenticherò mai gli occhi della bigliettaia quando ha visto che ero l'unico 'adulto' che non doveva accompagnare nessun bambino, un disprezzo che ho visto solo quando, da piccolo, il prete del mio paese mi ha beccato mentre mi stavo scaccolando durante la messa), come ad esempio succedeva con le precedenti pellicole della casa. Qui siamo fin troppo child-oriented, cosa che da all'insieme un aspetto fin troppo naif che non si sposa con una certa drammaticità che vogliono dare certe scene. Influisce anche una durata abbastanza tiranna, ottantotto minuti, dovuti anche dal fatto che fare film così costa assai e quindi non ci si può lasciare andare a della manie di grandezza, ma che però impedisce di approfondire a dovere certi aspetti e di correre su altri che forse avrebbero meritato un trattamento migliore - ma lì forse si sarebbe sfociato nella fiaba grottesca per adulti. Rimane comunque quel fattore che a me, ventenne degli Anni Zero, ha dato leggermente fastidio. Ma ripeto, è un bel film, che ha mascherati (forse un po' troppo) fra le righe dei temi che di sicuro i più piccoli non potranno affrontare. Ho amato alla follia l'ambientazione un po' steampunk e un po' gotica di Pontecacio, con questo sindaco così fossato per il formaggio da evitare di voler costruire un ospedale pubblico per dedicarsi interamente alla sua passione, scena che è decisamente più satirica di molte altre cose ben più pretestuose viste di recente, ed ho amato soprattutto i Boxtroll. Che non sono i soliti animaletti buffi dei cartoni animati (un po' la fine che hanno fatto i troll di Frozen), ma sono relegati a uno specifico messaggio. Tutti i personaggi sono relegati a un ruolo che sentono non essere loro, Arraffa infatti vuole avanzare socialmente e pensa che per farlo debba per forza ottenere una tuba bianca e rifocillarsi di formaggio, cibo che gli crea delle reazioni allergiche ai limiti del body-horror cronenberghiano, mentre i Boxtrolls del titolo sono esseri così timidi da doversi fingere delle scatole per sfuggire agli occhi indiscreti. senza contare che hanno una pausa folle di essere 'spogliati'. Sarà proprio colui che è vissuto a metà di questi due mondi, il bambino Uovo (ironicamente, il personaggio meno interessante di tutti) a portare la giusta giustizia in un mondo fatto di divisioni e classi. Perché il modo giusto per vivere, alla fine, è decidere di nostra mente cosa fare di noi stessi, sfuggire dalla scatola che alla quale ci teniamo così ferocemente aggrappati, la nostra prigione volontaria, senza cercare essere quello che non siamo. Perché non è detto che solo perché la gente ci crede dei mostri, allora lo siamo veramente, anzi, rischiamo di trasformarci in tali se persistiamo in questo pensiero. E trovo rinfrancante che sia proprio un cartone, nonostante le sue pecche, a dare un messaggio simile, senza troppi perbenismi e con delle trovate macabre davvero interessanti. Forse non tutti i bambini lo capiranno, forse i più piccoli si fermeranno all'aspetto più coccoloso della faccenda... ma c'è la speranza che da quello venga iniettato il germe necessario, dando così spazio alla malattia più sana di tutte: il pensare.
Sono curioso di vedere cos'altro riuscirà a regalarci in futuro questa casa d'animazione giovane e agguerrita, sperando che non perdano mai lo smalto dimostrato fino ad ora.
Voto: ★★★ ½