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Boyhood, una storia semplice

Creato il 31 gennaio 2015 da Davideciaccia @FailCaffe

Orso d’Argento al Festival di Berlino 2014, Boyhood entra a pieno titolo nella storia del cinema con un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: raccontare al pubblico la propria giovinezza.

cutboyhood

Boyhood è un film che inizialmente incuriosisce per la sua particolare, direi quasi unica, produzione. Per completare il film ci sono voluti 12 anni, tanti quanti quelli che il regista Richard Linklater decide di raccontare in centosessanta minuti. Durante questo tempo il piccolo bambino Mason, sei anni e un caschetto castano, diventa un adolescente con l’orecchino e l’aria un po’ ribelle e arriva a 18 anni quando deve lasciare la sua casa, sua madre e tutte le sue cose per andare a studiare al college.

La giovinezza di Mason è come tante altre ed anche la sceneggiatura, non puntando su grandi colpi di scena, rende quella del film una storia semplice come tante. Eppure la potenza inizialmente non percepita, col procedere del film pian piano si concretizza agli occhi dello spettatore ed ha una forza enorme. Quella che infatti si osserva per oltre due ore e mezza è la vita di un ragazzino attraverso tanti piccoli momenti che, come dice bene Pietro Bianchi qui, non sono altro che alcuni particolari della sua storia attraverso cui ci si può immaginare tutto il resto. A casa, a scuola, lontano dagli occhi degli adulti, il tempo va avanti e Mason comincia a trovarsi un posto nel Mondo, comincia ad essere protagonista della storia del film, la sua vita.

E quando il professore durante l’ora di fotografia gli domanda “Chi vuoi diventare, Mason? Cosa vuoi fare?” lui pensa che siano domande spropositate a cui è ridicolo provare a dare una risposta. Eppure dall’altra parte dello schermo le stesse parole risuonano molto più profonde e pertinenti, sembrano avere un senso molto più forte e vero di quello che forse Mason percepisce. Così, quando alla fine del film (non vi preoccupate, non è spoiler) Mason siede su roccia con Nicole e lei gli chiede come si sente in quel momento, è impossibile per lo spettatore non immedesimarsi nel senso di eccitazione che Mason, neo-diplomato appena arrivato al dormitorio del college universitario, tradisce con le parole.

Allo spettatore sembra quasi che il film stia raccontando a suo modo anche la propria vita, la propria giovinezza. E infatti la vita di Mason continua oltre il film, dopo i titoli di coda, dopo la canzone finale. Come quella di tutti noi.


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