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B.P.R.D. sta per Bureau for Paranormal Research and Defense, una sorta di Agenzia che si occupa di studiare e affrontare i più svariati fenomeni paranormali. Questa bizzarra organizzazione creata da Mike Mignola ha il suo membro più popolare e rappresentativo in Hellboy, il ragazzo infernale che già in passato abbiamo imparato ad apprezzare. Questa nuova serie, o ancor meglio questo insieme di miniserie, sembra avere una doppia funzione: ampliare l'universo fumettistico legato ad Hellboy focalizzando in maggior misura l'attenzione sui suoi interessanti comprimari e allo stesso tempo iniettare alla formula già collaudata nuove energie creative proponendo storie e disegni che non saranno più appannaggio del solo, sempre grandissimo, Mike Mignola.
Ci eravamo lasciati al termine del volume Il verme conquistatore con un Hellboy in crisi, deluso dal sindacabile comportamento dei vertici del Bureau e roso dai tarli derivanti dal mistero sulle sue origini ma soprattutto da quello sul suo futuro destino. Alla fine del volume Hellboy decide di prendersi un periodo di pausa e iniziare un viaggio alla volta del continente nero.
Presente. A Fairfield, nel Connecticut, sede del Bureau, sembra esserci aria di crisi. Dopo Hellboy anche la pirocineta Liz Sherman ha lasciato il Bureau in cerca di se stessa, l'agente di punta rimasto in carica, l'uomo anfibio Abe Sapien, sembra essere in procinto di fare la stessa cosa. E' l'esperta di occultismo e folklore Kate Corrigan a tentare di tenere insieme la baracca cercando di convincere Abe a rimanere e mettendo a suo agio la nuova recluta, il medium Johann Krauss, entità incorporea tenuta insieme da una tuta studiata proprio dal Bureau. Ma tutto questo risulterà non essere necessario, sarà un'inconsueta richiesta d'aiuto da parte della Sherman a ricompattare il B.P.R.D. che tornerà unito in azione, Hellboy escluso, avvalendosi anche del sempre prezioso contributo di Roger l'Omuncolo.
La trama si sviluppa nella miniserie di tre numeri Hollow Earth (interamente edita nel volume), storia ideata da Mignola e scritta insieme a Christopher Golden e Tom Sniegoski. Per la prima volta dal '94 il papà di Hellboy torna a costruire le trame con altri autori e affida le matite di Terra cava al talento di Ryan Sook. Anche se il volume è completato da almeno un paio di altre storie sfiziose è questa miniserie la portata principale del menù, il sapore è quello al quale Mignola ci ha abituati, certo manca l'ingrediente principale, ma la mano e le caratteristiche della narrazione permangono più o meno le stesse. Templi misteriosi, civiltà sotterranee, esperimenti d'origine nazista, strani macchinari e la teoria della terra cava risalente al diciassettesimo secolo. Oltre a narrare una buona storia il tutto serve al lettore per prendere maggior confidenza con gli agenti del B.P.R.D. uno dei quali al suo esordio e gettato da subito nella mischia. Le matite di Ryan Sook seguono la scia tracciata dal maestro e non se ne discostano troppo per stile e atmosfere. Certo, alcuni tagli di luce/ombra che solo la matita di Mignola sembra poter tracciare qui non li vediamo così come manca quell'inquietudine strisciante vista nei precedenti volumi dedicati a Hellboy. Nel complesso il lavoro di Ryan Sook rimane di alto livello e non lascia rimpiangere l'assenza del creatore della serie, molto bello ad esempio è il look definito per tratteggiare il popolo sotterraneo abitante della fantomatica terra cava, un look che mi ricorda parecchio i più recenti gemellini di Apocalisse visti in azione sulle pagine di Uncanny Avengers della Marvel.
In appendice troviamo la prima apparizione di Lobster Johnson in una storia intitolata L'assassino nel cervello che narra un episodio solo intravisto nei precedenti volumi di Hellboy, scrive Mignola, disegna un promettente Matt Smith, disegnatore in grado di calarsi alla perfezione nelle atmosfere di questo universo narrativo in espansione. Lo stesso team creativo presenta il ritorno alla vita di Roger l'Omuncolo in Abe Sapien contro la scienza, altra storia cronologicamente precedente a Terra Cava.
A proporre il primo vero stacco stilistico ci pensano Brian McDonald e Derek Thompson con una storia che vede protagonisti Abe Sapien e Garrett lo psionico. I tamburi dei morti, questo il titolo della storia, mi sembra il racconto più lontano dalla linea impartita da Mignola e allo stesso tempo il meno riuscito. Forse la strada è tracciata e per uscirne facendolo a testa alta bisogna fare decisamente di meglio.
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